Puntata n. 23 - Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di avviare unitariamente una fase di mobilitazione per chiedere un cambio di rotta nelle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali. Tre manifestazioni a maggio a Bologna, Napoli e Milano

Dalle parole ai fatti

Cgil, Cisl e Uil hanno deciso di avviare unitariamente una fase di mobilitazione per chiedere un cambio di rotta nelle politiche industriali, economiche, sociali e occupazionali. Ad aprile e maggio ci sarà una campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e nei territori, nel corso della quale sono previste tre manifestazioni: una a Bologna il 6 maggio, una a Milano il 13 maggio e una a Napoli il 20 maggio. Tutela dei redditi dall’inflazione, aumento del valore reale delle pensioni e dei salari, rinnovo dei contratti nazionali dei settori pubblici e privati, riforma del fisco per ridurre il carico su lavoro e su pensioni, tassazione extraprofitti e rendite finanziarie, sono solo alcune delle richieste che le tre confederazioni hanno inserito nella piattaforma della protesta. Insieme al rafforzamento della sanità pubblica, alla domanda di maggiore sicurezza nei luoghi di lavoro, all’eliminazione dei subappalti a cascata, alla lotta alle mafie e al caporalato. Ci vediamo in piazza.

Senza vergogna

Dal battaglione nazista Bozen definito una banda musicale di pensionati al liceo del Made in Italy, Meloni e il suo sgangherato manipolo di pretoriani in una manciata di giorni sono riusciti a dirle proprio tutte. Armi di distrazioni di massa gravi, in qualche caso gravissime, che non hanno distratto nessuno dal fallimento di questo governo, sulla gestione dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza e su molte altre cose. In compenso rischiano di distruggere la credibilità di un Paese, per altro già acciaccata ben prima del governo nero-nero. Dopo che la seconda carica dello Stato, a pochi giorni dall’anniversario dell’eccidio delle Fosse Ardeatine e a un mese dal 25 aprile, ha insultato la Storia parlando di Via Rasella, è arrivata la strampalata proposta di legge Rampelli, manco a dirlo di Fratelli d’Italia, finalizzata a multare – fino a 100mila euro – chi nella Pubblica Amministrazione utilizzi troppi termini in inglese. Al 63enne vicepresidente della Camera verrebbe da rispondergli Ok boomer, chissà se rischiamo una sanzione. In tutto questo sfoggio di ignoranza fascistoide e compiaciuta c’è da chiedersi se nella didattica del prestigioso liceo del Made in Italy saranno previste lezioni di Storia e lezioni di Inglese. A chiudere la mostra degli orrori è il ministro-cognato Lollobrigida che – udite udite, avanguardia pura – attacca i giovani, colpevoli di preferire il divano e il reddito di cittadinanza al lavoro nei campi. Il sassolino del direttore di Collettiva, Stefano Milani.

Ma sì ha ragione il ministro Lollobrigida: giù dal divano e vanga in mano per bonificare ogni anfratto del globo terracqueo. Poeti, santi e agricoltori: vigorose virtù di una nazione carnivora e tutt’altro che sintetica. Infingardi bamboccioni, fannulloni senza gloria a poltrire peggio di una banda musicale di semi-pensionati altoatesini. C’è da fertilizzare l’Italia, arare il campo della memoria, seminare l’italico idioma e far sbocciare il fiore del patriottismo. Via, dunque, quell’inutile orpello assistenziale del reddito di cittadinanza, sarà il buono-lavoro a dare vigore agli scultorei arti della razza nostrana intenti a zappare terre feconde e a edificare agrari licei come cattedrali nel deserto dei tartari. Il Pnrr, Piano nazionale romanamente ridimensionato, fornirà tutte le coperture necessarie, rigorosamente in lire, per riportare in auge la nostra gloriosa nazione. E indietro le lancette della storia. 

Se persino il settore metalmeccanico di Reggio Emilia discrimina le donne

A svelarlo un report della Fiom provinciale. I dati sono impietosi. Gli impiegati guadagnano all’anno il 34% in più delle colleghe, gli operai il 13. Agli impiegati vengono riconosciuti superminimi individuali pari al 264% di quelli delle donne. I dirigenti con la cravatta sono il 93%. I quadri uomini hanno premi di produttività superiori del 63% rispetto alle colleghe. Mentre tra gli operai gli uomini fanno oltre il doppio delle ore di straordinario. Ma quella dei salari è soltanto una delle voci all’indice della ricerca. Dal Report emergono disparità su tutti i fronti: dalle assunzioni alle retribuzioni, dall’inquadramento ai carichi di cura dei figli, finanche nella formazione professionale. Non c’è una voce in cui le donne non siano vittime di una discriminazione evidente. La strada verso la parità è ancora lunga, persino a Reggio Emilia.

Non è un gioco

È questo il titolo della nuova indagine nazionale condotta da Save the Children. In Italia lavorano 336mila minori. Uno su 10 ha cominciato a 11 anni o meno, oltre il 60% di questi ha svolto attività lavorative dannose per lo sviluppo e il benessere psicofisico. Il 29,9% dei 14-15enni intervistati che lavorano o hanno lavorato lo fa durante i giorni di scuola, tra questi il 4,9% salta le lezioni per lavorare. Più che doppia la percentuale di minori con esperienze lavorative prima dell'età legale consentita che hanno interrotto temporaneamente la scuola secondaria di primo o secondo grado, rispetto ai pari senza esperienze lavorative. Per approfondire collettiva.it. 

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