A Palermo le giornate erano scandite dal rumore dei colpi di pistola e dalle detonazioni di esplosivo. Cosa Nostra affermava così presenza e potere. A Trapani silenzio e l’occupazione dell’economia legale. Commercio, energia eolica, turismo e ovviamente edilizia i settori sempre più infiltrati da un intreccio nefasto tra mafia, massoneria e una parte dell’imprenditoria locale che, seppur non direttamente mafiosa, dei rapporti con Cosa Nostra si è giovata. Condizionando e limitando lo sviluppo del territorio.

Condizionando è la parola chiave, dice Liria Canzoneri, segretaria generale della Cgil di Trapani: “Il sistema economico e quello imprenditoriale è, in parte, permeato dalle infiltrazioni mafiose.  Attraverso il sistema distorto degli appalti la mafia attinge a risorse pubbliche destinate allo sviluppo, frapponendosi, esercitando il controllo del territorio, a una imprenditoria ed economia sana”.

Il territorio in cifre

Meno di 500mila abitanti per una estensione di 2460 chilometri quadrati, un tasso di disoccupazione che varia dal 22% al 30% a seconda dei comuni, superiore al 35 per i ragazzi e le ragazze, per quest’ultime sotto i 25 anni va ancora peggio e si assesta attorno al 55%. Il lavoro, quindi, è in assoluto la vera emergenza ed è su questo che ha giocato e gioca la mafia.

La fame di lavoro, dicevamo ed ecco che Messina Denaro e i suoi accoliti hanno costruito una fitta rete d'infiltrazioni nel tessuto economico del territorio inquinandolo. E la presenza nelle imprese, soprattutto in alcuni settori, aveva e ha un doppio scopo, da un lato ripulire il denaro sporco ottenuto con attività illecite, dal racket delle estorsioni alla droga, dall’altro quello di fonte di arricchimento in sé.

“Nel Trapanese – continua Canzoneri – è stato costruito un reticolo di collaborazioni tra mafia, massoneria, sistema politico e imprenditoria. Questo reticolo ha sviluppato una particolare capacità di mescolarsi con il tessuto economico rendendo difficilmente individuabile l’illegalità. Si è, così, creato un sistema di convenienze difficile scalfire”.

Pericolosità maggiore

Una strategia vincente, quella di Messina Denaro, ovviamente dal suo punto di vista. Una mafia che non spara ma che da lavoro che però condiziona fortemente lo sviluppo. “Un vero e proprio sistema – aggiunge la segretaria – che è riuscito a radicarsi in tutti i settori in espansione, dall’edilizia (non solo attraverso gli appalti, ma anche controllando tutta la filiera dei materiali), al commercio e alla grande distribuzione, passando per il turismo e i servizi, per finire alla grande scommessa delle energie rinnovabili”. E distinguere tra sano e malato, tra lecito e illecito è assai complicato.

I diritti dei lavoratori come sentinella di legalità

Percepire che qualcosa non va non è facile, ma una campanella d’allarme suona quando nelle aziende è difficile entrare. Dice la dirigente sindacale: “Nelle aziende siamo sempre stati e continuano a essere presenti. In alcune realtà, soprattutto in quelle colluse con la mafia, svolgere attività sindacale è più complicato. In questo tipo di aziende, che sono al limite di una finta legalità riscontriamo il dumping contrattuale, il lavoro grigio, l'evasione contributiva e contratti part-time a fronte di un reale lavoro full time".

“La Cgil non si ferma - aggiunge Canzoneri - ma continuerà ad affermare i diritti delle lavoratrici e dei lavoratori e la legalità all'interno delle aziende. Così come siamo stati al fianco delle lavoratrici e dei lavoratori delle aziende sequestrate e confiscate alla mafia. È necessario creare le condizioni affinché le aziende liberate dalla mafia continuino a esercitare pienamente la loro attività creando sviluppo e occupazione".

Cosa nostra non è finita

“L’arresto di Matteo Messina Denaro è una vittoria dello Stato. Non bisogna, però, cadere nell’errore di pensare che con il suo arresto la mafia sia finita. Purtroppo, non è così. Per sconfiggere davvero Cosa Nostra bisogna puntare sulla cultura della legalità, cominciando dalle scuole, dai ragazze e dalle ragazzi. I principi della democrazia e della legalità vanno affermati nei luoghi di lavoro e in tutto il tessuto sociale”. Certo, riflette l'esponente sindacale, se si guarda al mondo delle costruzioni o dei servizi la logica del massimo ribasso o dei subappalti non contribuisce a creare condizioni di legalità. “Per quanto ci riguarda alla base della nostra azione sindacale c'è la costante rivendicazione e il controllo dei contratti collettivi di lavoro, la lotta al lavoro nero e grigio e il rispetto delle norme sulla sicurezza nei luoghi di lavoro”.

La scommessa per il futuro

“Il primo passo per sconfiggere la criminalità organizzata è costruire sviluppo e lavoro legale”. È questa la prima osservazione della segretaria che aggiunge: “Sono in arrivo tante risorse e allora occorre, innanzitutto, agire a livello nazionale, regionale e territoriale per garantire la massima trasparenza nell'utilizzo dei fondi. È indispensabile creare una cabina di regia per garantire la legalità in tutte le fasi e, soprattutto, in quella legata all'esecuzione dei lavori. In quest'ottica l'innovazione tecnologica può svolgere un importante ruolo attraverso l'incrocio dei dati tra diversi enti e istituti per garantire la tracciabilità e la trasparenza.  Anche noi dobbiamo fare la nostra parte attraverso la tutela collettiva, le vertenze e la contrattazione all'interno delle aziende per sensibilizzare le lavoratrici e i lavoratori”.

Quel che occorre ricostruire è un sistema virtuoso a partire dal sistema imprenditoriale sano, valorizzandolo e mettendolo, però, nella condizione di creare sviluppo. Per farlo occorre uno scatto in avanti che crei un sistema infrastrutturale in grado di supportare le imprese. Ma c’è un passo in più che deve essere compiuto prioritariamente, il rilancio della pubblica amministrazione, serve ai cittadini e alle cittadine, serve alle imprese. Anche da questo passa la sconfitta della mafia.