Il leader della Cgil ha dialogato col titolare del dicastero, facendo il punto sui nodi principali, il rapporto con l'esecutivo, cosa fare per il futuro. "Chiedo di decidere - detto Landini - se temi come la politica industriale diventano oggetto o no di luoghi di confronto strutturati".

Il ministro Urso ha commentato così la richiesta: "Sugli incentivi siamo all'inizio del percorso. Abbiamo fatto una legge delega e c'è tutto il tempo per confrontarci".

Un'Agenzia per lo sviluppo

Sul nodo delle politiche industriali, per Landini "bisogna costituire un'Agenzia per lo sviluppo del Paese" e "c'è bisogno di far sistema dentro una direzione europea". In generale "stiamo pagando l'assenza di politiche industriali, e da tempo" che si è detto d'accordo sulla necessità di una politica industriale europea. Ma, ha aggiunto, "c'è na contraddizione: se oggi si parla di politica europea e poi, con l'autonomia differenziata, ogni regione può farsi la sua politica allora è esattamente l'opposto di ciò di cui abbiamo bisogno". Per questo "abbiamo bisogno di fare sistema dentro una dimensione europea. Penso ad una politica industriale italiana, non regionale".

Da parte sua, Urso ha parlato di un piano siderurgico nazionale: "Lo realizzeremo, stiamo già facendo un censimento, c'è bisogno di un piano per rafforzare questa filiera su cui è nata l'industria italiana".

La settimana di quattro giorni

Passando alla questione del Superbonus poi, ha aggiunto Landini, "la logica non torna perché c'è stato un errore non legarlo al reddito. Questo governo non c'entra".

Per il ministro Urso "c'era bisogno assolutamente di un freno, perché era una macchina perversa che di fatto stava mettendo a rischio la stabilità dei conti dello Stato".

Un passaggio sulla settimana lavorativa di quattro giorni, che Maurizio Landini ha rilanciato con forza in un'intervista alla Stampa. Così Urso: "Sono disposto a riflettere partendo dalla realtà. Dipende dalle condizioni del Paese: c'è un'alta occupazione al Nord, al Sud è molto bassa, bisogna incentivare il lavoro dove serve".

Fiom e Filctem: il lavoro industriale è il futuro

"Da troppi anni i governi che si sono succeduti alla guida del paese hanno sostanzialmente delegato la politica industriale del Paese al mercato, trasferendo ingenti risorse pubbliche al sistema delle imprese private sottoforma di incentivi, sgravi, e una fiscalità di vantaggio tesa a ridurre il costo del lavoro". Inizia così il documento congiunto di Fiom e Filctem, al termine dell'assemblea nazionale unitaria.

"Non possiamo continuare ad affidare le sorti dell’Italia a un sistema produttivo e industriale basato sul profilo basso della competizione dei prezzi - proseguono le sigle -. Abbiamo spesso denunciato la miopia di chi ha ricercato soluzioni solo sul terreno dei costi, abbattendo i diritti, perché ciò è sbagliato e ci avvita in una spirale dalla quale sarà sempre più difficile uscire".

La ricetta da seguire

Poi uno sguardo sul futuro e la ricetta da seguire: "È necessario progettare e realizzare nuove filiere industriali integrandole con quelle esistenti, consentendo il mantenimento della competitività delle nostre aziende sullo scacchiere internazionale, garantendo quindi le risorse economiche indispensabili a una giusta transizione. Lavorando su tutta la lunghezza delle value chains dovremo raggiungere i più alti obiettivi nell’economia circolare, consentendo la sostituzione delle parti ambientalmente critiche con altre sempre più sostenibili, a parità di competitività.

Per conseguire questi risultati "dobbiamo garantire alle nostre industrie le necessarie forniture di materia prima ed energetiche a prezzi competitivi, puntando su una ripida curva di riduzione della CO2 emessa, avvalendoci di ogni strumento tecnologico disponibile per la sua riduzione, ma anche diversificando il mix delle fonti di approvvigionamento energetico, prediligendo vettori innovativi, come l’idrogeno, e l’utilizzo, finché non sarà possibile la loro piena sostituzione, dei combustibili più sicuri e meno impattanti dal punto di vista ambientale.
Va fortemente incentivata la produzione delle Fer (eolico, solare, idroelettrico, geotermia e biomasse), intervenendo per eliminare tutti gli ostacoli di carattere burocratico e autorizzativo che ne impediscono lo sviluppo".

E ancora, "garantendo la sicurezza energetica del paese, anche diversificando il mix delle fonti di approvvigionamento energetico e l’utilizzo dei vettori attualmente disponibili, investendo sulle fonti rinnovabili ed economicamente sostenibili. Il fattore umano è parimenti fondamentale".

Realizzare il cambiamento

Necessario dunque "rilanciare gli investimenti pubblici, dare soluzioni alle crisi aziendali, pianificare la transizione ecologica (energia, trasporti e servizi ambientali) e digitale (Ict e telecomunicazioni) del sistema industriale italiano, creare per questa via nuova e buona occupazione". Le politiche pubbliche "devono invece porsi l'obiettivo di intervenire sulla struttura industriale e sull'attuale capacità produttiva con l'obiettivo di produrre in futuro gli impianti, le tecnologie e i prodotti (pannelli solari, turbine eoliche, elettrolizzatori per idrogeno verde, mezzi di trasporto, apparati di telecomunicazioni, eccetera) necessari alle due transazioni".

Per realizzare il cambiamento Fiom e Filctem, "nella loro reciproca autonomia, propongono alla Cgil di costituire un coordinamento confederale delle politiche industriali e occupazionali, promuovendo la costituzione di un osservatorio sull’industria, quale luogo politico per l’elaborazione di proposte atte al rilancio di scelte di politica industriale e che, contestualmente, possa fornire un contributo anche di carattere rivendicativo e rilanciare una nuova stagione di confronto con le imprese e con le istituzioni del Paese".

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