La nota azienda che opera nel settore della comunicazione, fornitore ufficiale da oltre 30 anni dei dati di ascolto per Auditel, ha annunciato l’intenzione di licenziare 40 dei circa 280 dipendenti della sede italiana. Le riduzioni di personale sono state decise unilateralmente dal fondo di investimento Evergreen, proprietario di Nielsen Media Italia.

“Il solo pensiero è quello” - secondo la denuncia di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs Uil di Milano – “di soddisfare gli appetiti degli azionisti e dei fondi di investimento per garantire utili e grandi profitti, attraverso il taglio della forza lavoro.”

 L’azienda al momento non ha dato aperture per ridurre concretamente l’impatto sociale e occupazionale.

I sindacati uniti hanno richiesto l’immediata revoca di tale decisione e di tutelare l’occupazione, rivedendo le proprie posizioni. Per protestare contro questa decisione, le organizzazioni sindacali da ieri, 7 febbraio, sono in sciopero con una adesione superiore al 90% dei lavoratori e ci rimarranno fino alle 22 di oggi, 8 febbraio, senza alcuna garanzia minima di copertura del servizio.

Oggi si è svolto un incontro tra azienda e sindacati alla Camera di Commercio di Milano durato più di tre ore, Giuseppe Nardozza delegato sindacale per la Filcams in Nielsen e vicepresidente Cae (Comitato aziendale erropeo di Nielsen) ci racconta l’esito delle trattative:

“L’inizio è stato abbastanza duro, i dirigenti non capivano o facevano finta di non capire le motivazioni per cui abbiamo scioperato. Dal momento in cui hanno annunciato il taglio di 40 colleghi ci avevano proposto soluzioni davvero fumose, proprio per questo gli stessi lavoratori dell’azienda hanno votato per fare lo sciopero che ha avuto una adesione intorno al 90%, di questo siamo molto soddisfatti perché vuol dire che c’è unità.

Soluzioni fumose che abbiamo rivisto anche oggi. Lo spiraglio che ha dato l’azienda è la possibilità volontaria al dipendente di trasformare il proprio lavoro a tempio pieno a part-time permettendo così di salvaguardare più posti di lavoro con la logica di un lavoratore full-time vale due lavoratori a part-time.

C’è poi l’opportunità per i lavoratori e lavoratrici di licenziarsi con un pacchetto di incentivi per andarsene. Infine c’è la proposta dei prepensionamenti, ovvero di accompagnare i lavoratori prossimi alla pensione ad uscire prima del tempo. L’azienda non ha chiaramente parlato di cifre economiche.

Come commenta questa proposta?
La nota politica e sociale che voglio fare è che la trasformazione di contratto full-time a part-time metterebbe i lavoratori e lavoratrici in una condizione di povertà. Pensate che abbiamo colleghe con 15 anni di anzianità ancora con il quarto livello commercio che equivale circa a 1.300 netti. Se vanno a part-time come fanno a vivere a Milano? È impossibile, già facciamo fatica ora.

Da anni non riusciamo a fare programmazione sul personale perché a scadenza rituale abbiamo continue situazioni i di crisi che richiedono licenziamenti ad alta intensità nel più breve tempo possibile. Questo succede non perché l’azienda in crisi economica, tutt’altro, ma perché i fondi di investimento dettano la linea e sono sempre più esigenti nei profitti da dare agli azionisti.

Nielsen ha una reale situazione di crisi?
La presentazione dei dati finanziari che l’azienda ha fatto a metà anno del 2022 ci diceva che Nielsen ha un Ebitda (margine operativo lordo) intorno al 34%. Questo vuol dire avere una liquidità non indifferente che non giustifica il taglio dei lavoratori.

Cosa diranno i lavoratori?
Domani avremo l’assemblea con i lavoratori per riferire l’esito dell’incontro con i dirigenti. Sarà difficile accontentare i lavoratori con queste premesse.

I dati auditel sono a rischio? Anche quelli di Sanremo?
Sì, potrebbero essere rischio. La dichiarazione del team leader italiano di Nielsen è stata quella di dire che è tutto corretto e in ordine, in una situazione di sciopero al 90% è probabile che dal punto di vista della qualità e tempi di uscita non sia tutto ottimale. Noi come lavoratori non vogliamo boicottare l’azienda o il festival di Sanremo ma rivendichiamo il diritto di sciopero per evitare i licenziamenti voluti, lo ricordo, dall’avidità degli azionisti, non perché l’azienda sia in perdita.