Gianmarco è rimasto senza lavoro il 31 dicembre. Per 20 mesi ha istruito alla prefettura di Roma le pratiche di emersione e regolarizzazione di immigrati che hanno un impiego ma sono senza permesso di soggiorno. Come lui altri 600 lavoratori in tutta Italia, tutti in attività nelle prefetture, tutti rimasti disoccupati. E tutti con lo stesso destino beffardo, precari di Stato che si sono fatti in quattro per dare legalità e legittimità agli irregolari.

18mila le pratiche presentate solo a Roma (205 mila a livello nazionale), da evadere con una squadra di 13 persone (in origine dovevano essere 25), assunte in somministrazione da Manpower presso il ministero dell’Interno prima per sei mesi, poi per venti. Oggi rimangono sul tavolo 8 mila domande, più o meno il 50 per cento di quelle presentate, lo stesso è successo nelle altre città dove si è concentrata la maggior parte del lavoro, Napoli e Milano.

Ottomila persone solo nella Capitale sono quindi in attesa di una risposta, appese a una domanda che per adesso non sarà esaminata, chissà quante altre ce ne sono nel resto del Paese.

“Sono calabrese, ho studiato a Bologna per la laurea triennale in scienze politiche e a Roma per la specialistica – racconta Giammarco, che è rappresentante sindacale, Rsa Nidil Cgil -: sono entrato nell'ufficio immigrazione della prefettura cinque anni fa, prima come stagista poi come volontario del servizio civile universale, e infine come interinale: questo dimostra come l’amministrazione abusi di qualsiasi forma di lavoro pur di non assumere”.

Gianmarco spiega che nei venti mesi da somministrato ha conosciuto, incontrato e ascoltato tantissime persone, e ha risolto situazioni ingarbugliate, come tutti i suoi colleghi nelle prefetture. “Per la lavorazione delle pratiche è necessaria una formazione in ambito giuridico ed economico – prosegue -, si maneggiano documenti importanti e dati sensibili, bisogna essere in grado di interpretare norme e saperle applicare, fare attività di front office, avere a che fare con utenti che hanno difficoltà a parlare italiano, e quindi avere anche una buona formazione linguistica, oltre che doti di empatia”.  

Capacità, competenze e un bagaglio di esperienze che rischiano di essere sprecati. Per i somministrati delle prefetture, contrattualizzati da Manpower, non è stato fatto niente per dare continuità al servizio e al lavoro. Per gli interinali delle questure, altri 400 addetti che in pratica i permessi di soggiorni li rilasciano, è stato istruito un avviso di procedura negoziata con clausola sociale, come richiesto dai sindacati, Nidil Cgil, Felsa Cisl e Uiltemp, ma senza certezza sui tempi. Poi ci sono i 177 delle commissioni territoriali, prorogati fino a marzo, ma senza una chiara prospettiva futura. Complessivamente 1.150 persone che finora hanno garantito servizi essenziali, la tutela dei migranti.

“Ribadiamo il grave errore del governo, che non ha trovato una soluzione tale da consentire la proroga dei contratti per tutti i lavoratori coinvolti e ha contraddetto anche le volontà diffuse sui territori e comunicate dalle stesse prefetture – scrivono le organizzazioni di categoria -. Per questo, chiediamo l’apertura di un vero confronto e un incontro urgente con il capodipartimento delle libertà civili e immigrazione”.

Nel frattempo, i sindacati hanno programmato per la prossima settimana iniziative territoriali e si riservano di mettere in campo proteste a livello nazionale. La partita dei somministrati del ministero dell’Interno non è ancora chiusa.