“Lasciamo lavorare chi fa”. Detto dalla presidente del Consiglio Meloni nel discorso programmatico alle Camere, fatto dal Consiglio dei ministri che ha varato in splendida solitudine il nuovo Codice degli appalti. Dice Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil: “L’approvazione del Codice, avvenuta senza alcun confronto tra le organizzazioni sindacali e il governo, ha depotenziato alcuni degli interventi previsti nella legge delega: concretamente, rischia di limitare fortemente gli effetti positivi di tali misure poste a tutela della legalità, della trasparenza e delle condizioni di lavoro, rendendo più difficile per tutti, sindacati, enti ispettivi e per gli stessi committenti, verificare e far applicare anche le norme più positive. Con il rischio che a soffrire siano anche le stesse imprese più strutturate”.

Cosa preoccupa

I lavoratori dell’edilizia sono tra i più esposti rispetto agli appalti, ma non sono i soli a subire sulla propria pelle una condizione di lavoro fatta di precarietà, insicurezza e salari di solito bassi che a volta non arrivano proprio. Basti pensare alle lavoratrici e ai lavoratori delle mense, dei servizi di vigilanza e quelli che si occupano di pulire e sanificare uffici e ospedali. Tutti rigorosamente in appalto.

E allora può capitare di trovare due lavoratori arrampicati su una gru. A spingerli la disperazione per non aver ricevuto il compenso pur lavorando. È capitato il 19 dicembre a Genova: sopra il mezzo meccanico son saliti due dipendenti della Cosmo, ditta in appalto che opera nel cantiere edile delle ex Poste a Borgo Incrociati, dietro alla stazione Brignole. Ad appaltare i lavori la società di energia Iren. Accade, quindi, che nel cantiere si avvicendano ditte provenienti da ogni parte d’Italia, per la maggior parte non iscritte alla Cassa edile genovese e pertanto molto difficili da monitorare sia dal punto di vista della regolarità contributiva sia rispetto alle tutele ai dipendenti su salute e sicurezza sul lavoro.

La Fillea Cgil chiede alla committenza, Iren, di onorare gli impegni nei confronti della Cosmo in modo da non dare alibi all’azienda nel non pagare le retribuzioni ai propri dipendenti. “I gesti di disperazione ai quali stiamo assistendo sono il drammatico esempio di una realtà, quella delle costruzioni, dove andrebbero implementate le regole, non diminuite. Il governo invece ha introdotto l’appalto a grappolo, ossia la possibilità di parcellizzare le lavorazioni in una catena infinita che ha un inizio ma della quale è difficilissimo vedere la fine. Con il risultato – dichiara Federico Pezzoli segretario generale Fillea Cgil Genova e Liguria - che gli strumenti che si hanno a disposizione per tutelare i lavoratori spesso non sono sufficienti.

Il Pnrr non c’entra

Mettere a terra i soldi dei progetti legati al Piano nazionale di ripresa e resilienza, per questo la riforma, si dirà. Ma non è affatto così e le norme non riguarderanno solo l’edilizia, come dicevamo, ma tutti gli appalti. Afferma ancora Massafra: “Chi giustifica il nuovo Codice con la necessità di velocizzare i cantieri per il piano europeo dimentica che proprio per le realizzazioni legate al Pnrr già sono in vigore norme fatte per consentire il rispetto dei tempi, con decine di accordi sindacali che hanno trovato già meccanismi per favorire la massima celerità, nel rispetto però dei diritti, salari e sicurezza dei lavoratori”.

Certo, delle integrazioni rispetto alla delega del precedente governo erano auspicabili e proprio per questa ragione più volte era stato chiesto all’esecutivo Meloni di aprire un confronto con le organizzazioni sindacali. Ma nulla di fatto. Aggiunge il segretario confederale: “Ci saremo aspettati più attenzione ai cosiddetti 'tempi di attraversamento', alla riduzione e alla qualificazione delle stazioni appaltanti e del loro personale, a un forte investimento di risorse per digitalizzazione e integrazione immediata delle banche dati”.

Una questione di legalità

Ciò che lascia davvero sconcertati, anche se era abbastanza prevedibile, è che questo provvedimento non lascia indifferenti quanti fanno profitti sfruttando i lavoratori e le lavoratrici. A cominciare dalla criminalità organizzata che certo avrà di che brindare: non solo l’aumento del tetto all’uso del contante, ma anche l’affidamento diretto di lavori fino a 500.000 euro, minori controlli e ruolo depotenziato dell’Anac, liberalizzazione dei sub-appalti che inevitabilmente disperde fino a rendere quasi inefficaci le norme a tutela delle condizioni di lavoro che la stessa delega prevedeva.

“Di fronte a un lavoro lungo, di confronto serrato tra istituzioni e parti sociali nella precedente stagione, - conclude Massafra - la mano di questo nuovo governo ha determinato un arretramento, contro cui ci batteremo in tutte le sedi”.