“La proposta del governo di reintrodurre i voucher per il lavoro occasionale e stagionale è l'ennesima beffa ai danni di lavoratori e lavoratrici già duramente colpiti da precariato e bassi salari”. A dirlo è il segretario generale Cgil Puglia Pino Gesmundo, sottolineando che i buoni lavoro sono “un regalo a chi sfrutta e ricorre al lavoro nero, un regalo agli sfruttatori”.

Il segretario Cgil ricorda che la Puglia “è stata tra le regioni con la maggiore crescita di ricorso ai voucher e dove è stata riconosciuta, con sentenza di un tribunale, la riduzione in schiavitù di alcuni lavoratori del settore agricolo”.

I settori

Sono stati 105 mila i lavoratori in Puglia che nel 2015 hanno fornito prestazioni occasionali attraverso i buoni lavoro. “La metà di loro - rimarca Gesmundo - nel settore alberghi e ristorazione, ovvero lì dove, stando ai dati dell'Ispettorato nazionale del lavoro, le punte d'illegalità raggiungono in Puglia il 70% delle aziende oggetto di controllo”.

Non va certamente meglio in agricoltura, dove “contrastiamo salario di piazza e caporalato con norme avanzate, ottenute a seguito di lotte ed eventi tragici. Per singolo lavoratore la media dei voucher venduti nel 2015 si traducevano in 324 euro pro capite. Ma può essere mai definito reddito da lavoro? Tutto questo prima dell'abolizione dei voucher nel 2017, che fu decisa dal governo per evitare un referendum abrogativo per il quale la Cgil aveva raccolto oltre un milione di firme”.

Il segretario Cgil così conclude: “La loro introduzione è anche uno schiaffo alla democrazia, ai cittadini, agli istituti di partecipazione democratica, ma in primis è il punto più basso di svalorizzazione del lavoro, reintroducendo una prestazione che non dà diritto a diritti come maternità, malattia, assegni familiari e disoccupazione”.