Lavorare per 1,09 euro l’ora? Non si può, non è accettabile, ma succede. Siamo a Rimini, patria del turismo a buon mercato, dove una settimana di vacanza al mare è più accessibile che su altri litorali italiani. Un low cost che però viene pagato a caro prezzo, quello della pelle dei lavoratori. È quanto emerge da un’indagine realizzata dalla Flai Cgil provinciale, la categoria della confederazione che rappresenta gli addetti dell’agroindustria, sulla condizione degli immigrati presenti sul territorio e sulle loro esperienze lavorative, che analizza le retribuzioni orarie corrisposte in diversi settori, riportando la minima e la massima, una variabilità determinata dal tipo di rapporto instaurato: si va dai 6 euro all’ora ai 4,23 euro in agricoltura, dai 10,38 a 1,09 euro nel commercio, da 10,98 a 1,65 euro nel turismo, da 8,08 a 5,76 euro in edilizia, 8,65 euro nel settore metalmeccanico.

Non si tratta di dati con un valore statistico, ma sicuramente offrono uno spaccato di cosa succede nel riminese. “E confermano ciò che il nostro territorio già conosce – dichiara la Flai Cgil Rimini in una nota -: lo sfruttamento lavorativo non è prerogativa di alcune latitudini italiane, né di alcuni settori, ma si estende a tutti gli ambiti, a seconda della vocazione economica locale. Qui grave sfruttamento più che in agricoltura lo ritroviamo in certi negozi, ristoranti e alberghi dove si lavora anche per 1,09 euro all’ora. Sulla scorta di questa consapevolezza la prefettura ha formalizzato un tavolo tematico nell’ambito del Consiglio territoriale per l’immigrazione, che chiederemo venga riunito nuovamente al più presto per concordare un piano di azione condiviso da tutti gli attori che vogliono combattere il fenomeno”.

La ricerca della Flai Cgil è stata realizzata nell’ambito di un’iniziativa avviata nel 2018 in collaborazione con la maggior parte dei gestori del sistema di accoglienza, che ha consentito di organizzare incontri formativi con i migranti ospitati nei Cas e Sprar, di alfabetizzazione sul rispetto di diritti e doveri lavorativi, sull’accesso alle prestazioni sociali e sulle modalità di ricerca di un’occupazione. Grazie a queste attività sono state formate 259 persone (oltre il 90 per cento uomini), provenienti in 107 dall’Africa centrale, 83 dal Pakistan, 45 dal Bangladesh, 9 dall’Afghanistan, 3 dall’Ucraina, 2 dalla Somalia, e 10 da altri Paesi. Inoltre, sono stati ascoltati 123 racconti di esperienze lavorative vissute nel territorio di Rimini, di cui 17 in agricoltura, 24 nel commercio (negozi e magazzini), 71 nel turismo (alberghi e pubblici esercizi), 7 in edilizia, 1 nella logistica, 3 nella metalmeccanica.

“Stiamo collaborando con una rete territoriale di soggetti che fanno parte dei progetti Oltre la strada, Diagrammi nord, Sipla – dichiarano dalla Flai Cgil Rimini -, per potenziare la presa in carico dei bisogni delle vittime di sfruttamento lavorativo, e sensibilizzare il territorio sull’argomento. Lottiamo insieme perché rimangano accesi i riflettori sulla problematicità di questo fenomeno, per contrastarlo e consentire a tutti di lavorare dignitosamente”.