I dati non mentono, si sa, anche se vanno letti con attenzione. Quelli resi noti questa mattina in Parlamento alla presenza del ministro del Lavoro Andrea Orlando, però, fanno davvero impressione. Cose si sa non tutti i lavoratori e le lavoratrici sono assicurati, un esempio per tutti? I vigili del fuoco che nonostante svolgano un lavoro assai pericoloso non lo sono. Ebbene, nonostante il numero di infortuni all’Inail non corrisponda, per difetto, al numero di tutti gli infortuni, secondo il Rapporto 2021 dell'Inail sono aumentati sia gli incidenti che hanno causato danni fisici a chi ne è rimasto vittima, sia i morti sul lavoro.

Secondo Inail: “Nel 2021 sono stati denunciati all’Inail poco più di 564mila infortuni sul lavoro, in calo dell’1,4% rispetto all’anno precedente. Questa diminuzione, però, è dovuta esclusivamente alla contrazione dei contagi professionali da Covid-19, che sono passati dai quasi 150mila del 2020 ai circa 50mila del 2021. Nel 2020, in particolare, l’incidenza media delle denunce da nuovo Coronavirus sul totale degli infortuni denunciati è stata di una ogni quattro, mentre nel 2021 è scesa a una su 12. Le denunce di infortunio “tradizionale”, al netto dei casi da Covid-19, nel 2021 hanno invece registrato un aumento di circa il 20% rispetto al 2020”. Insomma, ci si ammala meno di Covid nei luoghi di lavoro, ma ci si fa più male.

E questo andamento riguarda anche la strage che quotidianamente siamo costretti a registrare, dice sempre l’Istituto: “Le denunce di infortunio con esito mortale sono state 1.361, con un decremento del 19,2% rispetto al 2020. Come per gli infortuni in complesso, anche in questo caso la contrazione è legata interamente ai decessi causati dal contagio da Covid-19, passati dai circa 600 del 2020 ai circa 200 del 2021. Nel 2020, in particolare, l’incidenza media dei decessi da Covid-19 sul totale di tutti i casi mortali denunciati è stata di una denuncia ogni tre, mentre nel 2021 è scesa a una su sei. Le denunce di infortuni mortali “tradizionali”, al contrario, sono aumentate di quasi il 10% rispetto al 2020, sia nella componente “in occasione di lavoro” che in quella “in itinere”. Gli infortuni mortali accertati sul lavoro sono 685, di cui 298, pari al 43,5% del totale, avvenuti “fuori dell’azienda” (57 casi sono ancora in istruttoria)”.

Per sapere ciò che sta accadendo nel 2022 basta scorrere le cronache dei giornali, la media è quella di tre incidenti mortali al giorno, ma qualche volta va peggio. Insomma, la ripresa del lavoro dopo la pausa pandemia l’hanno pagata e la continuano a pagare i lavoratori e le lavoratrici. Non a caso il presidente dell’Inail Franco Bettoni, presentando il Rapporto a Montecitorio, ha affermato: “La ripresa delle attività produttive dopo la pandemia deve proseguire in accordo con l’esigenza primaria di garantire la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro”.