Presidio ieri a Roma, davanti alla sede del ministero dello Sviluppo economico, delle lavoratrici e dei lavoratori impiegati in Italia dalla compagnia Aeroflot. Gli addetti chiedono la salvaguardia dell'occupazione, rivendicando il diritto di usufruire della cassa integrazione e respingendo la procedura di licenziamento collettivo, avviata dalla compagnia russa.

Le sanzioni economiche varate dall'Unione europea nei confronti della Russia a seguito dell'invasione dell'Ucraina stanno colpendo anche i 35 lavoratori italiani di Aeroflot, la compagnia di bandiera di Mosca. Il 27 febbraio è stato chiuso lo spazio aereo per tutte le compagnie russe. Questo ha comportato lo stop per tutte le maestranze: niente voli, niente lavoro.

I rappresentanti del Mise hanno ricevuto le delegazioni sindacali e preso l’impegno d'interloquire con il Ministero del Lavoro per far approvare gli ammortizzatori straordinari per crisi aziendale su cui Aeroflot, Filt Cgil, Fit Cisl e Uiltrasporti hanno firmato lo scorso marzo un verbale di esame congiunto per un periodo di 12 mesi fino a marzo 2023. Inoltre il Mise chiederà al Ministero dell'Economia e delle Finanze una soluzione per sbloccare i fondi necessari a pagare gli stipendi dei lavoratori.

Gli ammortizzatori sociali e le difficoltà economiche sono le due condizioni che, se risolte, sono alla base della procedura di licenziamento collettivo. In attesa di aggiornamenti dal Mise sugli impegni presi, la mobilitazione continua.