"Negli ultimi tempi, per i clienti di Poste italiane è diventato sempre più difficile effettuare qualsiasi operazione presso un qualunque ufficio postale. Ancor peggior sorte spetta ai pensionati per i quali, nonostante i giorni di scadenza stabiliti, diventa un’impresa riscuotere la pensione allo sportello. La tragica situazione pandemica sta solo accentuando ed estremizzando una condizione già molto difficile, legata solo ed esclusivamente a una politica di costi e ricavi che, noncurante dei disagi provocati (soprattutto alle fasce sociali più deboli), opera esclusivamente per produrre maggiori introiti a vantaggio degli azionisti". Così affermano Tommaso Moscara, Oreste Amante e Otello Petruzzi, rispettivamente di Slc Cgil, Uilposte e Filp Cisal di Lecce.

"Ricordiamo che Poste Italiane è la più grande azienda nazionale, il cui azionista di maggioranza è lo Stato: ha una missione e uno scopo sociale; non può quindi sacrificare sull’altare del profitto la sua vocazione principale di solidarietà verso le classi più deboli e bisognose. La cronica e scientificamente programmata riduzione di personale si ripercuote sull’allungamento delle code fuori dagli uffici postali, mentre l’ottimizzazione dei costi sull’approvvigionamento di denaro produce i suoi effetti negativi su pensionati e cittadini che, dopo aver sostenuto estenuanti file fuori dall’ufficio, corrono il rischio concreto di non riscuotere l’assegno di pensione per mancanza di liquidità. Inoltre, l’informatizzazione della 'gestione attese' attraverso la prenotazione da app predilige le prenotazioni on line a quelle programmate in ufficio, cosicché chi è in coda fuori dagli uffici postali non sa mai quando e se potrà essere servito", continuano i tre sindacalisti.

"Abbiamo in più occasioni denunciato, inascoltati, tale insostenibile stato di disagio. Pensiamo sia necessario mettere in atto azioni di sensibilizzazione dei cittadini, attraverso i mezzi d'informazione, così da far emergere una situazione che, se non arginata per tempo, produrrà di sicuro un’ulteriore contrazione del servizio sociale, a fronte di una maggior cura alla gestione finanziaria a maggior valore aggiunto. C'è un’attenzione particolare da parte dell’azienda per i territori del Nord, mentre al Sud continua a diminuire il personale: una condizione che rispecchia e perpetua le differenze in un’Italia produttiva e sociale a due velocità. Per tali motivi, la categoria dei postali protesta con uno sciopero delle prestazioni straordinarie dal 1° al 28 febbraio, così da far emergere la cronica carenza di personale nel Salento. Ci auguriamo di attirare l’attenzione con la nostra richiesta di maggiore rispetto per il territorio, soprattutto per i nostri concittadini, che non possono essere considerati italiani di serie B", concludono i sindacati.