Il cemento potrebbe diventare uno dei grandi protagonisti della transizione ecologica. Detta così, parrebbe una contraddizione in termini, e magari qualche anno fa poteva anche essere vero. Ma le cose, di questi tempi, cambiano in fretta. E oggi uno dei comparti più energivori nel panorama manifatturiero italiano ha davvero l'occasione di diventare il volano di una svolta verde nell'intera industria nazionale.

Ne sono convinti i sindacati delle costruzioni e Federbeton, l'associazione di settore di Confindustria. Tanto che proprio su questo tema si confrontano  in una tavola rotonda organizzata dalla Fillea Cgil, a cui tra gli altri prendono parte anche Marco Falcinelli, segretario della Filctem, la deputata Rossella Muroni e l'europarlamentare Simona Bonafé. L'obiettivo che accomuna i rappresentanti dei lavoratori e dei cementifici italiani è quello di raccogliere la sfida del Green Deal europeo, che prevede la “carbon neutrality” entro il 2050, utilizzando le risorse nazionali ed europee per la transizione ecologica e creando nuovi posti di lavoro proprio attraverso la green economy. Una forte convergenza di vedute, insomma, che apre scenari davvero interessanti.

Su questo tema, nell'ottobre scorso è stato anche varato l’”Avviso comune sulla decarbonizzazione del settore cemento e la transizione ecologica”, sottoscritto Federbeton e Fillea, Filca e Feneal. “A luglio - si legge in quell’accordo - la Commissione europea ha presentato il pacchetto climatico Fit for 55, che si pone come obiettivo la riduzione del 55% entro il 2030 delle emissioni di gas a effetto serra e la carbon neutrality nel 2050”.

Di strada da fare, in effetti, ce n'è molta. L'industria del cemento è oggi responsabile della produzione del 5% del totale della Co2 emessa in Italia, con una media di sostituzione calorica di combustibili tradizionali con combustibili solidi secondari pari al 20,3%, contro una media europea del 47%.

“Ora, però - spiegano nell'accordo sindacati e aziende - vogliamo essere protagonisti della transizione verde: i lavoratori e le imprese del settore rappresentano un pezzo della nostra storia industriale e un elemento importante per la ripartenza economica del Paese, che passa per il rilancio dell'edilizia, la messa in opera di infrastrutture moderne, sicure ed efficienti, la riqualificazione dell'immenso patrimonio pubblico e privato”.

Sindacati e Federbeton prevedono quindi un piano di investimenti per un totale di 4,2 miliardi di euro entro il 2050, oltre a extra-costi operativi per circa 1,4 miliardi annui. Per far questo è però necessario inserire il settore del cemento tra i comparti destinatari delle risorse nazionali ed europee finalizzate a traguardare la transizione ecologica dell'economia. Il Pnrr dunque diventa uno strumento strategico. Nell'avviso di ottobre si legge: “Per farlo intendiamo attivare un coordinamento permanente con i Ministeri interessati, primo fra tutti il Ministero della transizione ecologica”.

La decarbonizzazione, inoltre, non solo porterebbe a un mantenimento dei posti di lavoro, ma, con un'adeguata formazione, potrebbe addirittura crearne di nuovi. "Serve un sistema di politiche di sostegno al lavoro che accompagnino le lavoratrici e i lavoratori in transizione attraverso la formazione, la riqualificazione, la certificazione delle competenze nonché una normativa che semplifichi i percorsi autorizzativi - commenta Tatiana Fazi, segretaria nazionale della Fillea -. La transizione energetica se affrontata in maniera condivisa con tutti i soggetti coinvolti, avendo chiari gli obiettivi e i tempi, potrà diventare una grande occasione di sviluppo e crescita per il nostro Paese e di avanzamento per le lavoratrici e lavoratori, creando nuovi posti di lavoro, favorendo la contrattazione collettiva e le relazioni industriali". Per fare questo, però, serve anche "una cabina di regia, che definisca le nuove linee strategiche per la politica industriale del Paese e coordini e controlli gli investimenti, in un costante dialogo con le parti sociali e i territori". 

A supporto di questa sfida, insieme della società di consulenza Kpmg Advisory, Federbeton, ha anche elaborato una “Strategia per la decarbonizzazione”, che ipotizza una serie di azioni per raggiungere gli obiettivi previsti nell'Avviso. Fra queste si ipotizza l’adozione di tecnologie di transizione a ridotto impatto Co2 e l’applicazione su larga scala di tecnologie per la cattura dell'anidride carbonica. Alcune azioni sono immediatamente disponibili come il ricorso ai combustibili alternativi, altre necessitano di una fase di sviluppo.

“Le nostre imprese sono pronte a investire energie e risorse in una sfida ambiziosa e senza precedenti – ha recentemente affermato il presidente di Federbeton, Roberto Callieri -. Siamo di fronte a un'occasione di crescita e rinnovamento, non solo per l'industria, ma anche per l'intero sistema Paese. Gli obiettivi di decarbonizzazione al 2050 si intrecciano, infatti, a livello nazionale, con un'altra emergenza che chiama la filiera ad assumere un ruolo centrale, quella infrastrutturale. Il patrimonio rappresentato da ponti, viadotti, gallerie, porti, ospedali, scuole e molto altro ha urgente bisogno di manutenzione e rinnovamento e quindi di materiali affidabili, sicuri e sostenibili come il cemento e il calcestruzzo”.