Le donne braccianti nei campi o nelle serre, le lavoratrici del settore alberghiero, turistico e del tempo libero, insegnanti, impiegate, docenti, operaie, lavoratrici domestiche, bancarie, commesse… non ci sono ambiti lavorativi liberi da molestie. “Sono un milione 404 mila le donne che nel corso della loro vita lavorativa hanno subito molestie fisiche o ricatti sessuali sul posto di lavoro – leggiamo in un Rapporto dell’Istat –. Rappresentano l’8,9 per cento per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione.  Nei tre anni precedenti all’indagine, ovvero fra il 2013 e il 2016, hanno subito questi episodi oltre 425 mila donne (il 2,7 per cento)”. Con riferimento ai soli ricatti sessuali sul lavoro, sono un milione 173 mila (il 7,5 per cento) le donne che nel corso della loro vita lavorativa sono state sottoposte a qualche tipo di ricatto sessuale per ottenere un lavoro o per mantenerlo o per ottenere progressioni nella loro carriera.

Che cos’è molestia e violenza ce lo dice bene l’Ilo (l’Organizzazione internazionale del lavoro) nella Convenzione 190 sull’eliminazione della violenza e delle molestie nel mondo del lavoro – giugno 2019: “L’espressione violenza e molestie nel mondo del lavoro indica un insieme di pratiche e di comportamenti inaccettabili, o la minaccia di porli in essere, sia in un’unica occasione, sia ripetutamente, che si prefiggano, causino o possano comportare un danno fisico, psicologico, sessuale o economico, e include la violenza e le molestie di genere”.

Sono 19 le sentenze della Cassazione per molestie sessuali nei luoghi di lavoro negli ultimi due anni (mai così tante). I processi non sono facili, durano anche 12 anni e a volte non si arriva alla condanna perché non si crede alla vittima. Dalle sentenze emerge che lavoratrici e lavoratori vittime di violenza, molestie e molestie sessuali sviluppano vere e proprie malattie (rispetto alle quali si profila anche una responsabilità penale del datore di lavoro).

“Subire, reagire, denunciare? E se poi perdo il lavoro o quell’opportunità di carriera? Ma poi è davvero una molestia quella che ho subito? Magari lascio io il lavoro, tanto non cambierà mai niente qui”. Sono pensieri e timori di chi si sente sola o solo sul suo posto di lavoro, ma ci sono ruoli e strumenti che devono essere rispettati e messi in atto per prevenire il rischio violenza e molestie, per evitare che il silenzio inquini ambienti e menti.

La contrattazione e la normativa sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro sono gli strumenti a nostra disposizione. L’Accordo quadro europeo del 2007 (recepito con vari accordi interconfederali) precisa che le aziende devono dichiarare che molestie e violenze non saranno tollerate e specificare le procedure da seguire e le misure da adottare per eliminarle e quelle contro i molestatori. La valutazione dei rischi deve riguardare tutti i rischi, potenzialmente presenti, causati dal lavoro, ma anche i rischi durante il lavoro e ovunque l’attività lavorativa sia prestata.

Il Documento di valutazione dei rischi è la fotografia di un’azienda non dopo che siano stati eliminati i rischi ma prima, e le pagine del Dvr su violenze e molestie non devono contenere frasi generiche. Il datore di lavoro deve valutare, analizzare e individuare i rischi, anche il rischio di molestie e violenze, con il massimo grado di specificità e definire le misure di prevenzione da adottare.

L’informazione, la formazione (di tutti i soggetti, compresi i Rspp e i medici competenti), la vigilanza, la sorveglianza sanitaria, i programmi di promozione della salute sono tutte attività che devono essere sviluppate per eliminare il rischio di violenza e molestie anche sessuali nei luoghi di lavoro.

La Cgil Piemonte e Umbria hanno progettato e sviluppato un percorso formativo in materia di prevenzione delle violenze e delle molestie anche sessuali nei luoghi di lavoro. I temi trattati sono stati l’identità di genere, l’orientamento sessuale, le discriminazioni, l’importanza della lingua e del linguaggio e altri approfondimenti culturali e normativi, le misure di prevenzione, i principi costituzionali, la Convenzione Ilo 190. Formare le delegate e i delegati è importantissimo per prevenire il rischio violenza e molestie nei luoghi di lavoro e per tutelare coloro che ne sono state vittime, ma fondamentale è prima di tutto saperle riconoscere anche se non sono raccontate.

L’importanza della rete e delle relazioni sono emerse con forza durante la nostra formazione, e dal riconoscimento di questa importanza abbiamo avviato una collaborazione con L’Espresso per dare spazio e voce in maniera anonima a chi vorrà scrivere e raccontare di molestie anche sessuali o violenze subite, conosciute, trattate e gestite.

Tante più lavoratrici e lavoratori racconteranno tanto più emergerà il fenomeno e saremo più forti per un percorso di riconoscimento, di denuncia e di tutela collettiva e, siamo certi, anche di emancipazione sociale, perché chi è violento e molesto lo è sul lavoro, a scuola, in famiglia, nelle relazioni sociali: lo è.

Segui la campagna e, se te la senti, condividi la tua esperienza compilando il form qui sotto: romperemo il silenzio per darti voce.

Graziella Silipo, Cgil Piemonte