Un incontro urgente al ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti, vista la “totale confusione” in cui versa il settore. È quanto chiedono in una lettera i segretari generali di Slc Cgil (Fabrizio Solari), Fistel Cisl (Vito Antonio Vitale) e Uilcom Uil (Salvatore Ugliarolo), citando il progetto di rete unica, facendo riferimento al “memorandum” firmato da Cassa depositi e prestiti e Tim, sottolineando che “a oggi non vi è più nessuna traccia di quanto stabilito” nel documento.

“Il settore delle telecomunicazioni è ben lungi dall'aver trovato un modello di sviluppo coerente con i piani di infrastrutturazione del Paese" scrivono i tre segretari generali: “Con la firma del memorandum fra Cassa depositi e prestiti e Tim dell'agosto 2020 avevamo finalmente apprezzato il ritorno a una progettualità delle istituzioni in un settore strategico quale quello delle reti di comunicazione di nuova generazione. Non certo nostalgie di impossibili e non auspicati ritorni a forme di monopoli pubblici, ma la consapevolezza che un mercato tanto complesso quanto centrale come quello delle tlc non può vedere lo Stato completamente assente o, al massimo, elargitore di fondi della cui finalizzazione non si capisce bene chi se ne assuma la responsabilità e chi ne benefici”.

Il settore, che dovrebbe essere “alla guida dei processi di innovazione e degli investimenti, vede sempre più aziende in crisi di ricavi, abborracciate intorno a politiche di contenimento dei costi che mortificano le professionalità presenti nei loro organici e mettono in discussione gli investimenti tecnologici”. A tutto ciò aggiungiamo “la scarsa efficacia delle politiche di incentivazione pubblica, con i voucher che ancora devono partire, soprattutto per i programmi di digitalizzazione delle famiglie”.

Solari, Vitale e Ugliarolo si dicono anche preoccupati per la condizione di Tim. “L'ex monopolista, dopo anni di governance debolissime e prevalentemente interessate a progetti di natura finanziaria, aveva trovato una nuova progettualità intorno all'implementazione della rete in fibra nazionale”, spiegano i tre esponenti sindacali: “Sono di questi giorni invece le notizie di una recrudescenza delle turbolenze societarie, probabilmente legate anche alla paralisi del processo di convergenza fra le reti di Tim e Open Fiber alla base del memorandum del 2020”.

“Una paralisi che sta facendo fiorire una serie di ipotesi sul futuro dell'azienda, l'una più fantasiosa dell'altra ma, soprattutto, tutte completamente inadeguate a portare a termine la realizzazione di una infrastruttura in fibra unica, pervasiva di tutto il territorio nazionale e inclusiva” sottolineano i sindacati delle telecomunicazioni. Tutto ciò con “il poco lusinghiero effetto di non aggiungere nulla allo sviluppo tecnologico del Paese e mettere seriamente a rischio l'occupazione di migliaia di lavoratrici e lavoratori”. I sindacati annunciano “nel caso si prolungasse questo atteggiamento dilatorio e autoreferenziale da parte del governo, una pronta mobilitazione del settore. Un comparto produttivo che ha già pagato un prezzo altissimo a un modello di sviluppo sbagliato”.