Pubblichiamo qui di seguito il commento del segretario generale della Cgil del Trentino, Andrea Grosselli, in merito alla decisione, risalente al 2014, presa da un Istituto religioso (cattolico) del territorio che non rinnovò il contratto a una professoressa per il sospetto che avesse una compagna. La Corte di Appello di Trento nel 2017 aveva già condannato l'Istituto a risarcire alla lavoratrice il danno da discriminazione. Ora la Corte di Cassazione, sezione Lavoro, cui aveva presentato ricorso l'Istituto, ha sancito definitivamente che licenziare una professoressa per il suo orientamento sessuale è discriminatorio. 

Le convinzioni sessuali di una persona non possono diventare causa di discriminazione. Né nella società, né sui luoghi di lavoro. E’ per questa ragione che accogliamo con soddisfazione la decisione della Suprema Corte sul caso dell’insegnante dell’Istituto Sacro Cuore di Trento che a causa del suo presunto orientamento sessuale non vide rinnovato il proprio contratto di lavoro. La Corte di cassazione rifiutando il ricorso dell’Istituto cattolico ha confermato la sentenza di primo grado e quella d’appello pronunciata dal Tribunale di Trento.  
Una scelta che assume un significato ancora più importante, almeno sul piano simbolico, dopo che la scorsa settimana la maggioranza dei senatori della Repubblica ha deciso di affossare il disegno di legge Zan che avrebbe potuto rendere la nostra società più giusta e il nostro Paese più moderno.
Si è deciso invece che i diritti di alcune cittadine e cittadini contano di meno. 
Abbiamo sostenuto con convinzione la causa dell’insegnante promuovendo il primo ricorso nel 2016 con gli avvocati Schuster e Giampietro nella ferma convinzione che nessuna lavoratrice e nessun lavoratore deve subire sul proprio posto di lavoro discriminazioni  o essere giudicato per il proprio reale o presunto orientamento sessuale. Un bravo insegnante è un bravo insegnante a prescindere dalle scelte che attengono alla sfera privata della sessualità e questo vale in tutte le aule, anche in quelle di una scuola privata convenzionata in cui la libertà di organizzazione non può compromettere i diritti delle persone, né l’aderenza al progetto educativo di istituto da parte dell’insegnante può essere messa in discussione sulla base dell’orientamento sessuale.
Sul piano dei diritti stiamo, purtroppo, assistendo ad una deriva preoccupante nel nostro Paese, così come sul nostro territorio provinciale dove la maggioranza che è al governo sta smontando tassello dopo tassello i passi avanti fatti in termini di riconoscimento delle differenze e di inclusione sociale, con scelte che guardano al passato. 
Parte della classe politica locale e nazionale, più o meno consapevolmente e colpevolmente, trascura la questione culturale ed educativa: ogni passo indietro fatto in questo senso è un varco aperto in cui si inseriscono atteggiamenti e comportamenti aggressivi e violenti a danni delle minoranze. In questo caso le persone della comunità LGBTQ. 
Uno Stato che voglia davvero tutelare l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, che contrasti ogni forma di discriminazione, che professi concretamente la propria laicità come unico mezzo per difendere le libertà di ciascuno, ha il dovere di perseguire e sanzionare con fermezza ogni crimine d’odio anche quelli legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere. Per questa ragione continueremo con convinzione il nostro impegno per sollecitare il Parlamento ad introdurre sanzioni più severe per chi mette in atto questi crimini e saremo a fianco di quanti, nella società civile italiana e trentina, si battano per il riconoscimento dei diritti di tutti. Sul lavoro e nella nostra comunità.

Andrea Grosselli, segretario generale della Cgil del Trentino