Al centro della discussione che si è svolta oggi (20 ottobre) al teatro Ambra Jovinelli, i risultati di una ricerca/questionario sottoposta a tutte le strutture della federazione che rappresenta lavoratrici e lavoratori dell'agroindustria. Uno studio che ha indagato, sia nell’area tecnica che in quella politica, tra le convinzioni più profonde e radicate rispetto alle differenze di genere nella vita privata e nell’attività professionale. L’obiettivo della Flai Cgil è quello di tracciare una mappa di interventi, indispensabili per favorire un dialogo schietto e senza incomprensioni di sorta fra uomini e donne. “Partiamo da noi, donne e uomini della Flai – ha spiegato il segretario generale Giovanni Mininni – con i nostri limiti, i nostri difetti, ma anche con la nostra passione, le nostre speranze, le nostre tenerezze e il sogno di costruire un mondo migliore”.


L’assemblea è stata aperta dalla toccante testimonianza della giornalista afghana Mariam Barak: “La tragedia dell’Afghanistan è emblematica ci dice quanta fatica bisogna fare per consolidare le conquiste democratiche nella società - ha commentato Mininni - quanto basti poco tempo per stravolgere tutto e ritornare anni e anni indietro, senza più avere una speranza”. “Una tragedia - ha proseguito il segretario della Flai Cgil - che non ci parla solo dell’oscurantismo dei talebani e della loro arretratezza culturale, ma anche dell’arroganza di noi occidentali che con la presunzione di esportare la democrazia abbiamo fatto un grande disastro. Soldi spesi male per garantire i nostri interessi e nessuna attenzione e cura a consolidare quei germogli di democrazia e di società dei diritti che pure avevano iniziato a svilupparsi in questi venti anni”. Per Mininni “potremmo assumere un impegno: nelle prossime assemblee delle donne ci sarà sempre spazio per denunce di situazioni che si verificano nel mondo, e che dimostrano come purtroppo le donne siano sempre tra le prime a pagare il prezzo più duro di crisi, di disastri molto spesso dovuti a un sistema di potere patriarcale e capitalistico che permea l’intero pianeta” . 

"Troppo spesso diamo per scontato che al nostro interno non si possa verificare nulla di strano nelle dinamiche di potere tra uomo e donna - ha aggiunto il segretario generale della Flai Cgil - Che in mezzo a noi il modello patriarcale non si insinui e che tutto sia sotto controllo. Sarebbe il caso di cominciare a riflettere sul fatto che non possiamo più affrontare questi temi lasciandoli alle compagne, ma dobbiamo farlo diventare patrimonio comune dell’organizzazione. Gli uomini devono prendere la parola ed assumersi la responsabilità, riflettendo sul proprio mondo di essere, sul linguaggio e sull’esercizio del potere, non solo verso le compagne ma anche nella Flai e verso l’esterno. La violenza sulle donne nella società interroga tutti noi. I femminicidi si susseguono inesorabilmente, e sembra impossibile fermarli. Questa cosa ci riguarda, riguarda noi uomini, la nostra cultura patriarcale che apprendiamo fin da bambini, e spesso inconsapevolmente ci portiamo dietro nei rapporti che costruiamo con le nostre compagne, nelle nostre famiglie, con le colleghe di lavoro".


Mininni ha infine concluso il suo intervento citando due donne protagoniste della storia del sindacato dell'agroindustria fin dalle sue origini. "La Flai è una grande categoria di donne, da Argentina Altobelli, prima segretaria di Federterra - di cui quest'anno celebreremo il centoventesimo anniversario - a Donatella Turtura, segretaria di Federbraccianti negli intensi anni Settanta".