Eccoli là, un manipolo di sindacalisti tornati bambini dietro a una palla ovale, quella da rugby, nella sterpaglia del Circo Massimo bruciata dal sole di Roma. Eccoli là, a inseguire i rimbalzi irregolari del pallone, che batte per terra una volta di punta, un’altra di pancia, simile alla vita e ai suoi rimbalzi, maledettamente difficili da prevedere quando devi proteggere i lavoratori. Eccoli lì a correre avanti con lo sguardo rivolto all’indietro, metafora perfetta, filo – rosso più che mai – capace di legare il rugby al sindacato e, in generale, a un pensiero di sinistra. Perché la meta è laggiù, oltre la linea dell’avversario, ma la palla devi passarla a chi sta dietro di te, all’ultimo, devi farlo partecipare se davvero vuoi arrivare in fondo.

È nata forse per un caso della vita la Trade Union Old Rugby, la squadra della Cgil. Confederale per vocazione, visto che tra le sue fila annovera gente di ogni età, sesso e…categoria. E non parliamo di peso o di abilità. Parliamo delle categorie, quelle sindacali. Ecco, lì, correre quello della Fiom, circondato da un manipolo di magliette marchiate Fp. Qui ci sono quelli della Filcams. Più avanti due donne della Flai. Un padovano, qualche toscano, molti romani, qualcuno dei Castelli. E il tam tam corre sul filo, di categorie e territori da coinvolgere ce ne sono ancora tanti e questo pezzo prendetelo come un invito a farvi avanti (persino chi scrive ha ricevuto un invito a entrare nella mischia, declinato n.d.r. – per ora –).

Un’idea collettiva, frutto della caparbietà e dell’intuizione di Elisa Mastroianni, segretaria della Fp Cgil Roma Sud Pomezia Castelli e presidente della squadra, Marco Vitelli, capitano e Carlo Morciano, bravi ad unire i puntini della mappa sentimentale in cui la lotta per difendere i diritti dei più deboli combacia perfettamente con la mischia nel fango dei rugbisti, a cogliere quanto fosse – o almeno dovrebbe essere – simile il rapporto tra i compagni di una squadra di rugby e quello tra i compagni della Cgil.

È nata per gioco, per una folle scommessa portata dal vento che accarezzava l’erba alla fine di aprile. E dopo quasi tre mesi intensi di allenamento nella cornice immortale del Circo Massimo (per una volta insolitamente solitario e brullo nonostante ci fosse la Cgil) oggi pomeriggio alle ore 16:00 la Trade Union Old Rugby debutta in una partita ufficiale – forse potremmo definirla un’amichevole di lusso – contro la Libera Rugby Club Roma, prima squadra gay-friendly e inclusiva, battente bandiera arcobaleno, a via Flaminia 867, al campo dell’Unione Rugby Capitolina.

Agli ordini del tecnico Romolo Olivieri, lunga esperienza nel mondo della palla ovale, che in queste settimane ha perso la voce per spiegare ai tanti neofiti le regole e le tattiche di base del rugby, ma di certo non ha perso le speranze in vista di questo battesimo, la Trade Union Old Rugby scenderà in campo e sporcherà per la prima volta quelle maglie rosse nuove di pacca, disegnate dal grafico aquilano Andrea Papa, coprendo di fango (si fa per dire, visto il caldo africano) tutti i simboli che si portano addosso, simboli del lavoro, della fatica, della storia politica che ispira le donne e gli uomini della Cgil.

E allora per scrivere il pezzo più di tante parole o di lunghe interviste è bastato, giovedì scorso, osservare l’ultimo allenamento di rifinitura. Vederli sudare, sorridere, concentrarsi, disporsi in cerchio e brindare a prosecco per il più antico rito del rugby, quel terzo tempo in cui compagni e avversari si ritrovano al pub per dividere insieme pane e birra e diventare per sempre compagni di strada.

E a guardare il tramonto laggiù, verso San Pietro, colorare di rosso il cielo sull’Aventino e accendere il giallo dell’erba bruciata, è apparso chiaro il sogno di disegnare un modello da replicare e da moltiplicare. Lo sport come maestro di vita…sindacale. Oggi rugby, domani magari chissà. Non in una veste calata dall’alto come moderna tecnica aziendale – stile kick-off, team building o gioco di ruolo –, ma piuttosto come il frutto di un’iniziativa spontanea, di una passione che sale dal basso, di uno spirito di squadra che sublimi la militanza incontenibile.

Che la salita è ripida, ma insieme ce la possiamo fare. Tutti in campo! Noi lo sappiamo bene, “chi lotta può perdere, ma chi non lotta ha già perso”. Al lavoro e alla mischia!