Più “scuro” che “chiaro” nei dati Istat relativi al mese di aprile. Se è vero che rispetto a marzo si registra un lieve aumento degli occupati (+0,1%, pari a +20 mila unità), e che ci sono 120 mila occupati in più rispetto a gennaio, dall’inizio della pandemia l’istituto registra 800 mila occupati  in meno e un tasso di occupazione di quasi due punti percentuali. Crescono anche i disoccupati (+3,4% rispetto a marzo) e, in ogni caso, rispetto all’inizio della pandemia hanno perso il lavoro 820 mila persone. 

Elementi che fanno dire a Maurizio Landini, segretario generale della Cgil, a margine della manifestazione dei sindacati davanti al ministero dei Trasporti, che "proseguire con il blocco dei licenziamenti è una cosa intelligente e l'Istat lo conferma". 

Insomma, se il tasso di occupazione sale al 56,9% (+0,1 punti), aumenta il numero di persone in cerca di lavoro (+3,4% rispetto a marzo, pari a +88 mila unità) che riguarda entrambe le componenti di genere e tutte le classi d'età. Il tasso di disoccupazione sale al 10,7% (+0,3 punti), tra i giovani scende, ma di pochissimo, al 33,7% (-0,2 punti).

"I dati – ha aggiunto il leader della Cgil – dimostrano che occorre proteggere il lavoro e non è il momento di licenziare. Non siamo fuori dalla pandemia e i soldi non possono essere dati solo alle imprese". 

In più, ha osservato, i contratti di espansione e di solidarietà "non solo proteggono chi un posto di lavoro già ce l'ha, ma possono favorire l'accompagnamento alla pensione di moltissime persone per far entrare nuovi giovani". Ma il lavoro bisogna anche crearlo e per questo, ha concluso Landini, “servono investimenti non solo nelle industrie ma anche per nuove assunzioni nel settore pubblico. I numeri dell'Istat dimostrano che c'è stato troppo lavoro precario nel Paese in questi ultimi anni".