La notizia è di quelle destinate a dare sollievo a un po’ di lavoratori ma non solo: è anche la dimostrazione che, nonostante la pandemia e la crisi da essa innescata, esistono realtà industriali le cui solide basi hanno permesso di resistere, anzi, aumentare i fatturati e, giustamente, rendere partecipi i lavoratori dei risultati raggiunti. A maggior ragione quando, con il loro sacrificio, tutto ciò è stato possibile. È quel che è accaduto alla Orv manufacturing spa di Carmignano del Brenta e Grantorto, un’azienda specializzata nella produzione del cosiddetto 'tessuto non tessuto' e ovatta per gli interni auto e per gli impianti di filtrazione (ma anche per l'abbigliamento, l'arredamento e altri settori) e che costituisce il classico esempio di quell’imprenditorialità veneta che dal nulla –  circa una settantina di anni fa, per impulso dei fratelli Peruzzo – ha portato alla creazione di un importante gruppo industriale con più sedi e stabilimenti non solo in Italia.

Una storia che però, circa una decina di anni fa, ha rischiato di interrompersi per una crisi dovuta ad un’importante situazione debitoria che aveva portato l'azienda sull'orlo del fallimento e della chiusura. Un disastro da cui ci è salvati ricorrendo ad uno strumento nato poco prima, ovvero il concordato preventivo in continuità con cui venivano cristallizzati i debiti derivanti dai problemi finanziari permettendo di preservare la produzione. Un'operazione accompagnata da un importante e serio piano di ristrutturazione che se da un lato ha permesso, nel giro di un triennio, di azzerare i debiti, dall'altro ha comportato una forte riduzione del personale che portò il numero di dipendenti da 350 a 171. Un sacrificio obbligato, senza il quale, oggi l'azienda non esisterebbe più.

“La notizia del premio di 2000 euro lordi – dicono Luca Rainato della Filctem Cgil Padova e Raimondo Rettore della Femca Cisl Padova e Rovigo – è il giusto riconoscimento al sacrificio fatto dai lavoratori negli scorsi anni e che ha permesso all'azienda di salvarsi e rilanciarsi. Ci costò molta fatica accettare quel piano ma lo facemmo perché non c’era altra strada per sopravvivere e poi perché non era costituito solo da dei tagli ma prevedeva invece una serie di interventi strategici complessivi che ci convinsero. Il tempo ci ha dato ragione”.

“Ora – proseguono e concludono i due sindacalisti – è arrivato, anche per i lavoratori, il momento di raccogliere i frutti dei sacrifici e del duro lavoro svolto in questi anni. Che poi, questo si verifichi adesso, proprio in un momento storico di profonda crisi dovuta alla pandemia, è solo la dimostrazione (almeno nei settori che ci riguardano) che se un'azienda poggia su solide basi finanziarie e si preoccupa di mantenere corrette e leali relazioni con i lavoratori e chi li rappresenta, è in grado di reagire e resistere a tutti gli imprevisti che si possono verificare. Però bisogna essere seri, corretti e avere una visione che non porti solo a considerare i propri interessi a scapito di quelli dei lavoratori, spesso considerati come gli unici a cui far pagare i costi della crisi senza mai restituire loro niente. Non possiamo dunque che essere soddisfatti quando questo non succede e un’azienda dimostra di ricordarsi di loro anche quando le cose vanno bene, come è avvenuto in questo caso”.