Alessandro Vasquez ha 33 anni. Ed è uno che fa sindacato per passione. Uno che ci sta male se non riesce a portare a casa una vertenza. E di vertenze, nella sua terra, ce ne sono tante. Troppe. Lo raggiungiamo al telefono che ha appena concluso un confronto in Comune. Poco prima che vada in questura a sporgere denuncia. Al Comune c'è andato, invece, perché ci sono 28 persone che rischiano il lavoro: erano impiegati in appalto in servizi pubblici - dal portierato ai tributi fino a quelli cimiteriali - poi, lo scorso anno, l'amministrazione comunale ha deciso di scorporare quell'appalto. Senza bando di gara e senza clausole sociali, è così che, dei 94 addetti coinvolti, poco meno di una trentina sono rimasti anche senza lavoro. E qui di lavoro c'è fame. In questura, invece, Alessandro va perché giovedì scorso all'ora di pranzo, gli è stato recapitato un messaggio minatorio. Una minaccia gravissima a pochi metri dalla porta di casa. 

Lo racconta secco, preoccupato quanto basta per essere ancora più determinato nel lavoro quotidiano: "A chi pensa che questa intimidazione possa farmi desistere, dico che non sarà così". L'elenco degli impegni è lungo. Alessandro spiega che qui il Covid è servito a molti per giustificare attività di vero sciacallaggio: è stato un anno di macelleria sociale, aggiunge. Vertenze nazionali che si sono intrecciate con quelle locali, una dozzina di addetti rimasti fuori dal passaggio Auchan Conad, altre decine che temono di perdere definitivamente il lavoro, anche alle mense del Petrolchimico perché la ristorazione aziendale è praticamente ferma da mesi.

Monja Caiolo, segretaria della Filcams Cgil regionale, spiega che la situazione è complicata in tutta la Sicilia. Il lavoro è fortemente esposto al ricatto. Ma soprattutto nei settori che vedono impegnata la categoria, come proprio cambi  di appalto e grande distribuzione, l'infiltrazione malavitosa è profonda: "Spesso ci scontriamo con aziende che non sono sane. Negli appalti c'è tanta corruzione e ci confrontiamo con la mancata o parziale applicazione dei contratti. Situazioni che diventano complicate. E chi fa sindacato come noi è esposto in prima persona, perché qui la battaglia per il lavoro è la battaglia per la legalità". La solidarietà nei confronti di Alessandro è tanta e arriva dai compagni di sindacato ma anche dai molti lavoratori che in questi anni ha sostenuto. 

Caiolo ricorda che un ruolo determinante per evitare che episodi come questi accadano spetta alle istituzioni: "Abbiamo sempre chiesto maggiori controlli, a partire dall'ispettorato del lavoro che in Sicilia non funziona, abbiamo un numero troppo esiguo di ispettori e molto spesso le nostre segnalazioni non trovano no sbocco. Se l'ispettorato del lavoro funzionasse meglio, noi non saremmo soli. Basti pensare che in un'area metropolitana come quella di Palermo fino a qualche tempo fa c'erano solo tre ispettori. Le nostre segnalazioni, come le denunce dei singoli lavoratori, restavano sulle scrivanie. E se noi non ci arrendiamo va detto che per i lavoratori diventa molto complicato: esporsi in un ambiente dove il lavoro manca ed è sottoposto a infiniti ricatti, con il rischio di averlo fatto inutilmente. Questa battaglia, la battaglia per la legalità si vince insieme".

Alessandro Vasquez lo sa. E per questo ha deciso di non stare zitto. Di denunciare. Di lasciare una traccia.