Dura sentenza, quella emessa recentemente dal Giudice del lavoro del Tribunale di Siena nei confronti di Gsk vaccines, condannata per attività antisindacale, a seguito della denuncia presentata dalla FilctemI Cgil senese.

“I fatti risalgono al maggio dell’anno scorso - spiega il sindacato -, quando, tramite una comunicazione indirizzata alla rappresentanza sindacale interna, la multinazionale farmaceutica, diretta localmente dall’amministratore delegato Rino Rappuoli e dal capo sito David Serp, pretese di arrogarsi il diritto nell’organizzare e gestire l’attività sindacale tramite un’interpretazione a dir poco fantasiosa sull’utilizzo delle agibilità riconosciute ai lavoratori legittimamente eletti a rappresentare sindacalmente gli interessi e le istanze dei colleghi”.

“Posizione, quella di Gsk, rigettata categoricamente dal giudice, - sottolinea l’organizzazione sindacale -, riconoscendo viceversa le ragioni della Filctem, affinché i propri delegati sindacali presenti in azienda continuino a disporre liberamente nella gestione delle agibilità previste per il ruolo a loro demandato, così come previsto dal ccnl".

“Sorprende che un’azienda di tali dimensioni abbia maldestramente tentato di limitare le libertà sindacali al proprio interno, - dichiara ancora la sigla di categoria -, anche se siamo consapevoli che l’intensa azione della Cgil senese, e in modo particolare quella portata avanti incessantemente dai nostri delegati, possa urtare la suscettibilità di chi, in Gsk, non è avvezzo al confronto e al contraddittorio, sottovalutando che lo stimolo costruttivo che è sempre alla base del ruolo di un sindacato, pur critico, indirizzato alla tutela dei lavoratori passa inevitabilmente, anche grazie a proposte e suggerimenti, da un potenziamento e sviluppo delle realtà lavorative nel loro complesso”.

In conclusione, il Tribunale di Siena ha ordinato a Gsk di rimuovere e cessare il proprio comportamento antisindacale nei confronti dei delegati Cgil. 

“Confidiamo - conclude il sindacato - che l’Azienda, vista la perentorietà della sentenza, desista dal suo insensato intento di continuare con il ricorso”.