Una trattativa lunga, estenuante, ostacolata dalla pandemia e ora perfino dalla crisi di governo. Iniziata il 5 novembre 2019, a distanza esatta di un anno ha visto lo sciopero nazionale di quattro ore indetto da Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil per spingere Federmeccanica-Assistal a riprendere il dialogo, che si era interrotto il 7 ottobre precedente. Casus belli il salario, su cui si registrava una fortissima distanza. Un divario che, forse, proprio in queste ore si sta colmando. È iniziata infatti ieri (martedì 2 febbraio) una tre-giorni di trattativa che dovrebbe portare a un accordo. A parlarcene è Francesca Re David, segretaria generale della Fiom Cgil nazionale.

“Oggi siamo a 15 mesi dall’inizio della trattativa: un negoziato del tutto particolare, visto che da marzo siamo dentro la pandemia”, spiega l’esponente sindacale. “Il dialogo, però, ha stentato a decollare”, riprende Re David, perché “Federmeccanica si diceva disponibile solo a parole, in verità non aveva alcuna intenzione di entrare nel merito delle diverse questioni, soprattutto sul tema del salario. Di fronte a una situazione bloccata i lavoratori hanno reagito con lo sciopero generale del 5 novembre 2020, che ha costituito un primo punto di svolta”.

Dopo lo sciopero, infatti, Federmeccanica ha fatto la prima vera proposta sul salario: un aumento di 65 euro, ben lontano dalla richiesta sindacale di 146 euro per un lavoratore di quinto livello.

Un’offerta del tutto insufficiente, che stava dentro una proposta complessiva che prevedeva, ad esempio, deroghe e posticipi sui tempi delle diverse tranche salariali e tante altre cose di esclusivo interesse delle imprese, per noi ovviamente inaccettabili. Ma finalmente abbiamo comunque iniziato a discutere del salario e dell’altra grande questione di questo rinnovo, ossia l’inquadramento.

Materia molto complessa, questa dell’inquadramento, su cui da tempo è aperta una discussione sulla sua evoluzione e sul suo aggiornamento.

La nostra piattaforma prevede un adeguamento delle declaratorie e dei profili professionali e il riconoscimento delle nuove competenze che vengono richieste alle lavoratrici e ai lavoratori. L’inquadramento attuale risale al 1973, è molto strutturato e forte nel proprio impianto, ma va ora ricalibrato in base alle profonde trasformazioni tecnologiche, organizzative e professionali avvenute in questi ultimi anni.

Eccoci allora a questa tre-giorni di confronto in plenaria. Vuol dire che siamo arrivati al culmine della trattativa?

Direi di sì, ora siamo al punto di stringere. La trattativa è in presenza, perché sindacati e aziende hanno bisogno di confrontarsi di persona sui vari nodi contrattuali, complessivamente i delegati coinvolti sono circa 120. Questi tre giorni sono fondamentali per capire se ci sono le condizioni per arrivare al rinnovo, ovviamente la prima condizione è che ci sia un salario che incida sensibilmente sui minimi, quindi sulla paga oraria.

Ultima domanda: a quale cifra si può chiudere?

Si è perso il significato, anche a causa degli elementi introdotti unilateralmente dalle aziende, dei minimi salariali e della paga oraria. E da questo intendiamo ripartire: l’aumento deve andare tutto su minimi salariali e paga oraria. Serve dunque un riconoscimento forte, il nostro obiettivo è andare oltre le tre cifre.