Dopo dieci anni di lotte, con la ”messa a regime” e l’avvio delle produzioni dell'Industria Italiana Autobus, l’ex Fiat-Iveco di Avellino si è conquistata un futuro. Abbiamo lottato tanto, per creare una nuova opportunità, non volevamo disperdere le nostre competenze, volevamo continuare a produrre un “bene comune”, gli autobus. Il coraggio non ci è mai mancato neanche quando pensavamo di fallire. Volevamo riscattare il nostro territorio dall’abbandono di Fiat, nonostante le tanti delusioni provocate dalla latitanza delle autorità politiche e le difficoltà a trovare soluzioni credibili.

Tanti viaggi al Mise, tanti progetti annunciati ma poi mai realizzati, ben sette governi si sono alternati e troppo spesso abbiamo dovuto alzare la voce per avere l’attenzione mediatica, volevamo convincere la politica che il nostro paese non si doveva privare di una eccellenza manifatturiera; produrre autobus richiede un grande lavoro artigianale che va tutelato e tramandato alle nuove generazioni. Tanti scioperi e tante manifestazioni, la Fiom e la Cgil sempre al nostro fianco, insieme, forse potremmo scrivere un libro della vicenda umana che ha rappresentato questa lunga vertenza, ci sono stati incontri che ci hanno cambiato la vita, insieme ci siamo sostenuti anche quando avevamo il vuoto davanti.

Alla fine, tra tante false illusioni, rischi e fallimenti, è arrivata una svolta, il sito di Flumeri sta per essere completamente ristrutturato, si è riattivato l’impianto di cataforesi, un fiore all’occhiello dello stabilimento. In questi giorni stanno per partire le prime fasi di lavoro sulla nuova linea di produzione, questo ci permetterà di affrontare la concorrenza e costruirci un futuro. La parte migliore di tutta la vicenda è aver permesso a tantissimi nostri colleghi la meritata pensione, l’ingresso in fabbrica di tanti nuovi giovani è la nostra nota di merito, orgogliosi di aver salvato la fabbrica e un territorio aspramente devastato dalla crisi.

Ovviamente non bisogna mai abbassare la guardia, la nostra società si basa su commesse pubbliche, le regioni e le municipalizzate dovrebbero bandire gare per rinnovare il parco autobus obsoleto; i cittadini e i pendolari che ogni giorno si spostano per le loro attività, devono avere la possibilità di viaggiare su mezzi nuovi ed ecologici. La civiltà di una nazione passa anche attraverso il trasporto pubblico locale, per salvaguardare anche l’ambiente. La nostra vertenza durata un decennio è stata pesante, non solo per noi lavoratori e per le nostre famiglie ma per tanti altri settori: l’indotto e le attività commerciali hanno sofferto la crisi e hanno a loro volta ridotto il personale o addirittura sono stati costretti a chiudere; oggi qualcuno di loro tira su la serranda della propria attività.

Per non sprecare quel che abbiamo conquistato è necessario che la politica si impegni costantemente, si creino sinergie con i vari ministeri, non solo con il Mise e il ministero del lavoro, ma anche con il ministero dei trasporti e delle infrastrutture; il ministero dell’ambiente finanzi ricerca e sviluppo insieme alle università per nuove tecnologie; altrimenti la crisi si ripresenterà e non credo si avrà più la forza di lottare, la nostra vertenza ha assorbito tutte le nostre energie, abbiamo voluto mettere al centro il valore del lavoro, la dignità che genera a chi lo produce: il futuro di tanti giovani passa per la IIA.

C’era una volta un tempo dove il niente era tutto e il tutto era condiviso, vogliamo ritornare a essere quel tempo.

Silvia Curcio è delegata Fiom Cgil Industria Italiana Autobus di Flumeri (Avellino)