Scatta alle 10 del 27 novembre il “Red Friday. Sui diritti non si fanno sconti”, l’iniziativa promossa da Cgil in occasione del Black Friday a sostegno dei diritti dei lavoratori di Amazon, che si svolge in contemporanea con la giornata d’azione mondiale “Make Amazon Pay”, Facciamo pagare Amazon. Una mattinata in diretta streaming su Collettiva per sfatare il mito della multinazionale buona che crea occupazione stabile e offre opportunità a chi non ne aveva e per smontare l’immagine edulcorata di azienda-famiglia che accoglie e fa del bene.

Moderato da Cristian Sesena, responsabile area contrattazione e mercato del lavoro Cgil, il dibattito sarà introdotto dalla segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti, e animato dagli interventi di Brando Benifei, deputato al Parlamento europeo, Stanislao Di Piazza, sottosegretario di Stato al ministero del Lavoro, Christy Hoffmann, segretaria generale Uniglobal, il sindacato mondiale di commercio, trasporti e servizi, Ilaria Masinara, di Amnesty International Italia e poi da delegate e delegati di Amazon Italia. Le conclusioni sono affidate al segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

“Oggi vogliamo narrare e far conoscere la realtà del lavoro in Amazon, una realtà diversa da quella patinata e perfetta raccontata nei suoi spot – spiega la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -. I temi al centro del confronto, sui quali il sindacato chiede risposte al gigante dell’e-commerce, sono rispetto della salute e sicurezza dei lavoratori, diritti sindacali, no a carichi e ritmi di lavoro usuranti, all’alta precarietà, a turni a volte impossibili, all’utilizzo invadente e pervasivo dei sistemi di controllo, alto turn-over”.

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Amazon non conosce crisi e anzi in questo periodo di emergenza pandemica sta rilanciando il suo business: in Italia conta 18 mila lavoratori fra diretti e indotto, oltre 35 sedi, 11 ragioni sociali, e applica 3 contratti collettivi di lavoro diversi. E per il Black Friday attende un vero picco di vendite. Ricorrenza commerciale nata negli Stati Uniti, il “venerdì nero” è un fenomeno controverso: perché è un0occasione di consumismo sfrenato, dato che gli sconti spingono i clienti a comprare cose di cui non hanno bisogno, ma soprattutto perché peggiora le condizioni lavorative dei dipendenti, magazzinieri e driver, i cui ritmi si intensificano fino a dopo le festività.

Tra loro, anche i cosiddetti "natalini", schiere di neo assunti con contratti di somministrazione a termine, sui quali i capi area hanno maggiore facilità di fare pressione per chiedere produttività, velocità, efficienza. E tutto per paghe minime e un benservito a fine contratto. Ma ritmi di lavoro, precarietà e turni massacranti non sono le uniche ragioni per cui il colosso dell’e-commerce si attira critiche e antipatie. La multinazionale continua a pagare pochissime tasse, rende la vita più difficile ai piccoli negozi, sia fisici che online, penalizzati dal lockdown, ed è finita nel mirino dell’Antitrust comunitario perché sospettata di abuso di posizione dominante, per possibili distorsioni sul mercato delle vendite via web.

Accuse che in Francia hanno spinto un’alleanza trasversale a lanciare la petizione #NoelSansAmazon, Natale senza Amazon, a cui hanno aderito politici, deputati, personalità della cultura e dello spettacolo, campagna di boicottaggio che sta trovando proseliti anche in Italia. Cittadini al fianco dei lavoratori, quindi, con un atto di solidarietà anche verso le comunità e il pianeta, che si uniscono all’iniziativa della Uniglobal Alliance, un network sindacale di cui la Cgil è protagonista. Per un Black Friday che si tinga di rosso, il colore dei diritti e della giustizia.