“Gentilissimo ministro, desideriamo porre alla Sua attenzione la grave situazione in cui versano i lavoratori e le lavoratrici delle farmacie private e speciali”. Inizia così la lettera inviata dalle segreterie nazionali di Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs ai titolari dei ministeri della Salute e del Lavoro, Roberto Speranza e Nunzia Catalfo, per chiedere loro un incontro e illustrare la fase di stallo nelle trattative del rinnovo di un contratto collettivo scaduto da oltre sette anni. Un ritardo che interessa 100 mila lavoratori, dei quali 70 mila farmacisti dipendenti, e che non collima con l’impegno al quale sono stati chiamati i farmacisti in questa pandemia e nemmeno con la richiesta di nuove mansioni, quali lo svolgimento di tamponi, vaccini e test.

“L’associazione datoriale (Federfarma, ndr) ha messo in campo una piattaforma con un aumento ridicolo di 80 euro al primo livello, in cambio della restituzione di permessi, dell’abbassamento della maggiorazione e dell’ampliamento della flessibilità”, ci spiega Benedetta Mariani, coordinatrice del settore Farmacie della Filcams Cgil Toscana e responsabile www.farmacie.blog, che ricorda: “Il sostegno enorme dato alla sanità territoriale durante questa pandemia in una situazione contrattuale e di sicurezza non rispondente al carico di lavoro e al ruolo svolto”.

Mariani esplora anche le cause imputabili all’evoluzione del sistema soprattutto negli ultimi anni: “La spesa sanitaria ospedaliera è esplosa, mentre si contrae quella territoriale, le Asl fanno sostanziosi buchi e le Regioni compensano con tagli alla sanità territoriale. Negli ultimi quindici anni una ‘ricetta rossa’ ha dimezzato il suo valore, a parità di ricetta una farmacia prende praticamente la metà dalla convenzione con il sistema sanitario nazionale. Ora la convenzione è scaduta da un sacco di tempo, così la remunerazione e le associazioni datoriali dicono che senza rinnovo non riescono a mettere nel contratto un euro in più”.  

Circostanze che possono eventualmente essere "reali per le farmacie rurali, ma questo contratto è applicato anche dalle multinazionali che di farmacie ne gestiscono centinaia", prosegue la sindacalista, ricordando che "le retribuzioni sono ferme dal 2012 ed è quindi urgente rinnovare i contratti per questo e per il lavoro enorme fatto in questi mesi".

Da qualche giorno si vedono i gazebo davanti alcune farmacie, lungo le strade delle nostre città, quasi un simbolo, una prova tangibile del ruolo che i farmacisti sono e saranno chiamati a ricoprire in questa perdurante pandemia, anche al di là della consueta richiesta di competenze. Un cambiamento che richiederebbe anche nuove tutele contrattuali, comprese quelle inerenti la salute dei lavoratori. Da qui l’ulteriore senso della richiesta dei sindacati per un incontro con i ministri: “Dopo mesi di grande impegno quotidiano, con grande sforzo di disponibilità da parte dei dipendenti, ora si affaccia anche l’ipotesi di attribuzione alle farmacie di un ulteriore presidio medico per lo svolgimento dei test sierologici. I lavoratori e le lavoratrici delle farmacie – conclude la lettera - sono pronti a continuare nella loro opera di impegno, professionalità e collaborazione nell’interesse generale, ma chiedono il giusto riconoscimento del proprio lavoro”.