Non è vero che lavorare in Amazon è bello, gratificante e salvifico. Come non è vero che Amazon è la faccia buona del capitalismo, che assume personale e crea occupazione di qualità. Mentre durante la pandemia il suo valore è lievitato a mille miliardi di dollari e il suo fondatore e amministratore delegato Jeff Bezos è diventato la prima persona della storia ad accumulare un patrimonio personale di 200 miliardi di dollari, i suoi dipendenti hanno salari bassi e hanno dovuto persino scioperare per ottenere l’applicazione delle più elementari norme di sicurezza anti-Covid. Non solo. Devono sottostare a ritmi di lavoro insostenibili dettati dall’algoritmo, finiscono per accusare problemi di salute per muscoli e articolazioni o per stress da produttività, spesso vengono assunti con contratti di somministrazione a tempo, per essere poi “scaricati” quando il momento di picco delle ordinazioni finisce. Insomma una nuova classe operaia che lavora in condizioni da catena di montaggio per la più grande piattaforma di e-commerce al mondo.

Per chiedere che questa situazione cambi, in concomitanza con il clou della campagna commerciale del Black Friday, il network sindacale Uniglobal Alliance di cui la Cgil è protagonista ha dichiarato il 27 novembre la “Giornata di azione mondiale del Black Friday”. Una mobilitazione che in Italia viene declinata con il “Red Friday”, un evento nazionale online che si tiene dalle 10 alle 13 in streaming su Collettiva.it, al quale prenderanno parte delegati e delegate delle diverse categorie di rappresentanza, e che sarà concluso dal segretario generale Cgil Maurizio Landini. Alla lotta della confederazione si sono unite organizzazioni come Amnesty International Italia, Uniglobal Union, rappresentanti delle istituzioni politiche nazionali ed europee. “Il 27 novembre vogliamo narrare e far conoscere la realtà del lavoro in Amazon – spiega la segretaria confederale Cgil Tania Scacchetti -, una realtà diversa da quella patinata e perfetta raccontata nei suoi spot, nei quali paradossalmente sembra quasi un privilegio poter lavorare per questa multinazionale. E ribadiremo che sui diritti non siamo disponibili a fare sconti”.