Il tavolo sulla Stefanel è stato già riconvocato entro metà novembre. Ma, dopo l’incontro di ieri, al Mise, in videoconferenza, fra il commissario straordinario, Raffaele Cappiello, la Regione Veneto, i sindacati e gli esponenti del ministero, le prospettive non sono ottimali. Le due proposte d’acquisto del marchio non sono andate a buon fine. Il commissario ha illustrato l’esito della gara per la vendita dei due asset (Stefanel spa e Interfashion). Entrambe le offerte, pervenute lo scorso settembre, facevano immaginare un percorso in discesa per la vendita del brand. E invece nessuna delle due si è rivelata congrua: la prima, perché troppo bassa; l’altra, in quanto priva delle garanzie finanziarie richieste per ottenere l'assegnazione.

Oltretutto, il fondo francese Argenthal Capital, che aveva presentato un'offerta vincolante, si è ritirato, valutando come la nuova emergenza Covid, con la prospettiva di ulteriori lockdown, renda troppo rischioso l'investimento. Mentre la seconda offerta, presentata da parte di una cordata di imprenditori italiani, è stata giudicata non congrua dallo stesso Cappiello. Adesso, restano aperte alcune negoziazioni con altri soggetti, potenzialmente interessati all’acquisto. Insomma, un nulla di fatto, anche se il fondo Argenthal si è detto disponibile ad agire da ‘sherpa’ nelle prossime settimane alla ricerca di nuovi investitori. Purtroppo, il tempo a disposizione resta pochissimo, perché la liquidità di cassa consente di arrivare solo a fine novembre.

Dunque, la vertenza Stefanel registra un’impasse, che potrebbe rivelarsi fatale. Proprio adesso che l’azienda aveva deciso per la parziale riapertura di alcuni negozi, come gli outlet di Levada di Ponte di Piave (Treviso), Verona, Como e Roma. Gli altri venti punti vendita, invece, riapriranno a rotazione. Il commissario straordinario ha assicurato che nel frattempo proseguiranno le negoziazioni con il fondo francese, promettendo alle parti di riaggiornarsi fra un paio di settimane.

Secondo Filctem Cgil, Femca Cisl e Uiltec Uil, l’esito della riunione del 27 ottobre costituisce una ‘doccia gelata’, in quanto si temono ricadute negative per i duecento lavoratori del gruppo (dei quali una settantina sono in Veneto). “Non ci aspettavamo che andasse a finire così – afferma Tiziana Basso, della segreteria Cgil Veneto -. Avevamo chiesto a Cappiello di essere convocati ben prima di oggi, ma, al contrario, la procedura di gara è stata chiusa prima d’informarci. Noi siamo preoccupatissimi per lo scenario che potremmo trovarci di fronte, qualora il percorso di vendita non andasse a buon fine. Il ministero ci tenga aggiornati, a differenza di quanto avvenuto fin qui, e si faccia carico della difesa di uno dei pochi marchi storici rimasti del tessile made in Italy”.

Il futuro del sito di Ponte Piave (dove vi è la sede contrale del gruppo) è fondamentale per l’intero tessuto produttivo provinciale. Ma Christian Iannicelli, della Filctem Treviso, sottolinea anche le possibili conseguenze sull'indotto: “In una fase critica come questa, sarebbe drammatico perdere decine di posti di lavoro, legati non solo a Stefanel, ma anche all'indotto, che rimarrebbe senza commesse decisive per la sopravvivenza di alcune piccole realtà. Non basta che l'esito della vendita sia positivo, è necessario che l'offerta sia congrua anche per quanto riguarda la tutela dei livelli occupazionali, con garanzie solide dal punto di vista economico e finanziario”.

A questo punto, l’incubo del fallimento incombe sulla vertenza. “C’è grande allarme fra i lavoratori del commercio – osserva Margherita Grigolato, della Filcams Veneto -, in una fase di contrazione del settore, particolarmente acuta nella catene di abbigliamento. Ci auguriamo che le aperture, seppur parziali, dei negozi del gruppo, possano tenere legata la clientela, da sempre affezionata ai prodotti della griffe, e che possano contribuire a concludere in modo rassicurante la vendita”.

Dal canto loro, i dipendenti hanno ricordato, attraverso le Rsu aziendali, i tanti sacrifici fatti in questi mesi per tenere viva l'azienda e riaprire i negozi. Nessuno ha intenzione di rassegnarsi al fallimento della Stefanel e alla perdita del proprio lavoro, hanno sottolineato ancora una volta, esprimendo, a nome di tutti, un sentimento di grande delusione e sperando che al più presto arrivino novità positive.