La ricerca da cui prende spunto Lavorare in fabbrica oggi indaga le condizioni di lavoro negli stabilimenti Fca-Cnh dopo le trasformazioni introdotte dal World Class Manufacturing (Wcm) e dal sistema Ergo-Uas.  L’inchiesta parte dalla prospettiva di chi è quotidianamente investito da queste trasformazioni - i lavoratori - e avvalendosi della loro partecipazione. L’inchiesta operaia come strumento di ricerca e conoscenza (oltre che d’intervento) ha una lunga tradizione in Italia e in passato proprio le inchieste svolte negli stabilimenti della Fiat sono state molto importanti per il movimento operaio e il sindacato: è suggestivo, pur essendo una coincidenza non voluta, il fatto che questa operazione editoriale sia stata realizzata non solo nel quarantennale della cesura storica dell’autunno ‘80, ma anche nel sessantesimo anniversario dalla pubblicazione della celebre “Inchiesta alla Fiat” svolta nella seconda metà degli anni Cinquanta del secolo scorso da giovani ricercatori che si erano riuniti intorno alla figura di Raniero Panzieri.

Oggi come in passato l’inchiesta rimane uno strumento necessario per capire il lavoro di fabbrica. Si sostiene, da più parti, che “oggi tutto è cambiato, dal lavoro operaio all’organizzazione industriale” e il Wcm - un modello di lean production - rappresenta un emblema di questo cambiamento che attraversa la fabbrica in ogni sua dimensione. Il Wcm si distinguerebbe dai modelli organizzativi del passato poiché prevede, tra le tante cose, l’introduzione di gerarchie piatte e il lavoro a squadre (con la creazione della figura del team leader), l’attivazione di diversi meccanismi partecipativi dei lavoratori, l’aumento della sicurezza e della salubrità dell’ambiente fisico di lavoro e l’arricchimento e allargamento delle mansioni. Il tutto accompagnato da una dinamica di regolazione che mette in competizione tra loro squadre di lavoro, aree di produzione e stabilimenti produttivi dello stesso gruppo. In un sistema di questo tipo, anche al sindacato è richiesto di cambiare natura e di adottare un profilo partecipativo in termini di condivisione delle logiche manageriali. Dunque Fca/Cnh è tutto questo? Negli stabilimenti Fca/Cnh le condizioni di lavoro si caratterizzano per il clima collaborativo, per le possibilità di partecipazione ai processi decisionali su come svolgere il lavoro e per l’assenza di criticità in termini di salute e sicurezza? Le gerarchie sono davvero attenuate e le conflittualità sono davvero ridimensionate? Gli ambienti di lavoro e le nuove tecnologie di fronte a cui ci si trova quando si entra in uno stabilimento del gruppo ricordano davvero eleganti cattedrali in cui uomini e robot danno vita a coreografie simili a quelle di William Forsythe?

Senza negare il fatto che in Fca/Cnh si siano verificati profondi cambiamenti nel modo di lavorare e nell’organizzazione del lavoro, la ricerca Lavorare in fabbrica oggi approfondisce tutti questi aspetti e fa emergere un quadro ben più complesso e articolato rispetto a quello descritto dalla retorica dominante. Ad esempio, il lavoro a squadre e l’istituzione della figura del team leader sembrano rappresentare dispositivi attraverso cui la gerarchia di fabbrica è stata riconfigurata, ma non ridimensionata; la combinazione fra istanze di eliminazione delle attività non a valore aggiunto, tipiche del Wcm, e il nuovo bilanciamento tra ergonomia e saturazione, proprio del sistema Ergo-Uas, ha prodotto un’intensificazione dei tempi di lavoro che ha risvolti critici sul piano fisico e mentale dei lavoratori; allo stesso tempo l’imperativo del raggiungimento degli obiettivi di produzione sembra limitare i benefici di una progettazione del lavoro in linea con i vincoli ergonomici (nonostante la Safety sia un pilastro del sistema Wcm); riguardo i sistemi di coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori, nonostante molti di essi partecipino al sistema dei suggerimenti, pochi sembrano essere quelli che hanno ricevuto risposte e ancora meno quelli che considerano i riconoscimenti adeguati; la rotazione delle mansioni, inoltre, risulta essere limitata, anche negli stabilimenti che hanno raggiuto livelli più elevati di applicazione del sistema Wcm, così come ridotta sembra essere la possibilità per i lavoratori di sviluppare competenze professionali. In generale il quadro che emerge dalla ricerca mostra come la tensione, a dir la verità tipica dei modelli lean, tra istanze di intensificazione della prestazione e istanze di costruzione di spazi di coinvolgimento e partecipazione dei lavoratori, tenda a risolversi a favore delle prime.

Questi ed altri aspetti sono stati messi in luce dalla ricerca, contribuendo a demistificare le rappresentazioni edulcoranti dell’applicazione del Wcm in Fca/Cnh. A onor del vero non è la prima volta che si accendono i riflettori su questi ambiti critici dell’applicazione del Wcm negli stabilimenti del gruppo Fca/Cnh. Tuttavia, a differenza delle interpretazioni fornite da altri studi recenti, che sembrano assumere queste criticità come effetti di una applicazione del Wcm non ancora matura, la ricerca Lavorare in fabbrica oggi interpreta queste stesse criticità come conseguenze della scelta del management del gruppo di bilanciare le tensioni (come scritto sopra, intrinseche in tutti i sistemi lean e dunque anche del Wcm), privilegiando intensificazione ed efficientamento rispetto alla partecipazione; e, allo stesso tempo, questo esito non può che essere messo in relazione con la debolezza (o l’assenza) di vincoli all’operato manageriale. Del resto le vicende sindacali che hanno riguardato Fca/Cnh negli ultimi anni sono note e proprio in quelle vicende sembrano risiedere una buona parte delle ragioni per cui oggi le condizioni di lavoro negli stabilimenti del gruppo sono quelle rilevate dalla ricerca.