Solo una mattina come tante altre. "Oggi è capitato a noi, ma tutti i dipendenti si sono trovati a dover sopportare le urla dei passeggeri e le loro minacce. Ormai, capita un po’ troppo spesso. Io e le mie colleghe siamo uscite dall’aeroporto demoralizzate. Soprattutto, mi sono sentita sola”. È lo sfogo, messo nero su bianco e inviato ai sindacati nei giorni scorsi, di una lavoratrice di Ags, una delle due società di handling che gestiscono le operazioni di terra dello scalo di Orio al Serio (in provincia di Bergamo). Pur con il forte calo del traffico aereo, di fronte a mille nuove procedure, controlli sanitari da svolgere e addirittura verifica di tamponi richiesti per alcuni voli, per i lavoratori di Ags (in totale, sono una cinquantina) le carenze organizzative aziendali sono diventate ormai insostenibili.

Venerdì mattina è stato di nuovo il caos nella gestione del volo Air Arabia Egypt per Il Cairo. La lavoratrice segnala di aver avuto sin da subito “problemi con i referti medici dei tamponi effettuati da alcuni passeggeri. La situazione è presto degenerata, quando abbiamo dovuto rifiutare l’accettazione a un paio di famiglie. Abbiamo provato a contattare la compagnia aerea, ma non abbiamo ricevuto risposte”. Altri problemi si sono aggiunti, tanto che lei e i colleghi di Ags hanno dovuto chiedere l’intervento della polizia, della responsabile customer care di Sacbo, poi persino di un medico, per un mancamento avuto da una viaggiatrice.

“Purtroppo, come accade spesso in queste ultime settimane in alcune fasce orarie, non era presente alcun referente Ags. Quindi, i lavoratori non hanno avuto alcun supporto di un responsabile dell’azienda e hanno dovuto prendere decisioni in autonomia, in un periodo delicatissimo, soprattutto dal punto di vista sanitario - denunciano Marco Sala di Filt Cgil, Antonio Scaini di Fit Cisl e Giacomo Ricciardi di Uiltrasporti Uil di Bergamo -. I lavoratori non possono essere abbandonati a loro stessi: come sindacati, chiediamo che Ags riveda subito l’organizzazione del lavoro e risolva le varie criticità”.

Si dice "delusa", l'addetta all'handling di terra, per il fatto di "dover lavorare in queste condizioni, non potendo io e le mie colleghe svolgere le nostre mansioni con serenità, perché ci troviamo ad essere troppo occupate a risolvere situazioni abbastanza delicate, come stampare referti (!), tentare chiamate invano, correre su e giù dall’ufficio, arrangiarci. Il tutto, a causa di evidenti carenze organizzative alla base. Non possiamo essere abbandonate dall’azienda nella gestione di voli che richiedono un livello di attenzione altissimo. È una questione organizzativa, non ci viene chiesta una normale attività di check-in. Siamo diventati medici analisti, ci assicuriamo che le norme anti-Covid vengano rispettate, spieghiamo come compilare moduli a passeggeri, che spesso non capiscono bene la nostra lingua. Tutte mansioni che non sono propriamente di nostra competenza contrattuale, e tutto questo oltre alle solite procedure per l’accettazione e l’imbarco”.

La lavoratrice scrive di comprendere “benissimo le difficoltà economiche dell’azienda e del settore aeroportuale in generale, ma con i colleghi non possiamo continuare a lavorare in condizioni non adeguate: il traffico aereo è calato drasticamente, è vero, ma i voli che stiamo operando richiedono nuove competenze e un maggior sforzo operativo che allunga i tempi di accettazione. È chiaro che la crisi in atto impone scelte quantitative da parte dell’azienda, ma ritengo che non si possa abbassare in maniera così evidente il livello qualitativo del nostro lavoro”.