Quattro ore di sciopero in tutti gli stabilimenti del gruppo Arcelor Mittal. Otto a Taranto. Si annuncia incandescente la giornata di oggi che, a metà mattina, prevede una conference call sul destino del polo siderurgico. A incontrarsi virtualmente saranno i vertici della multinazionale, quelli di Ilva in amministrazione straordinaria, i sindacati e il governo, rappresentato da due ministri, Stefano Patuanelli, Sviluppo Economico, e Nunzia Catalfo, Lavoro. Nelle fabbriche si sciopera e si fanno picchetti da giorni. È stata presa come illegittima la decisione degli indiani  di prorogare la cassa integrazione per coronavirus. Una prova, per i sindacati, dell’intenzione del gruppo di abbandonare l’Italia. Il quadro, alla vigilia di questo tavolo, non è rassicurante. Di fatto a meno di due anni dall’arrivo di ArcelorMittal, molti segnali farebbero pensare a un’uscita della multinazionale e al ritorno dell'Ilva, con gli stabilimenti di Taranto, Genova e Novi Ligure sotto il pieno controllo pubblico, con l'amministrazione straordinaria guidata dai commissari del Mise. Appaiono lontanissime oggi le iniziali promesse di rilancio e di attuazione del piano ambientale. Il futuro potrebbe essere più chiaro tra qualche ora, alla fine di questo confronto. Il 22 maggio scorso la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David, ha dichiarato, a proposito della riunione di oggi, che se pensano che si discuta solo di cassa integrazione si sbagliano. "Il sindacato non è al margine di questa storia" e ha "la pretesa di voler parlare della direzione verso cui sta andando il sistema industriale di questo Paese oltre a quella di difendere i diritti".

Intanto, da giorni ormai gli operai sono tornati a scioperare e a presidiare i cancelli delle fabbriche. Si sono rivisti anche i primi cortei dell’era covid, disciplinati e con largo impiego di dpi, ma altrettanto arrabbiati per la situazione. Non solo a Taranto e Genova. La galassia ex Ilva è fatta di tante altre realtà importanti. Una di queste è lo stabilimento di Novi Ligure, provincia di Alessandria. Anche lì da martedì 19, dopo l’annuncio di Arcelor Mittal di prorogare la cassa integrazione per covid, è partita la protesta dei lavoratori. Picchetti ai cancelli, blocco delle merci, sciopero e febbrile attesa per il tavolo di questa mattina. A raccontarci il clima della sede piemontese questo video di Federico Porrata, rsu Fiom Cgil, e del collega Diego Vessella. Illegittima, per lavoratori e organizzazioni di rappresentanza, la scelta di confermare gli ammortizzatori sociali attivati per la pandemia. Una doccia fredda dopo che qualche giorno prima l’azienda aveva parlato di continuazione lavorativa nella maggior parte dei reparti. Le proteste continuano, dichiara Porrata, in attesa di vedere il colore della fumata all’incontro di oggi. Se l’esito non sarà soddisfacente, il picchetto andrà avanti. Gli operai di Arcelor Mittal meritano un futuro certo, gli fa eco Vessella. Non possono essere ostaggi di questa multinazionale.

Lo stesso clima si respira in Veneto, a Legnaro, provincia di Padova. Le tute blu dello stabilimento ex Ilva del territorio sono in sciopero e presidio. Lì la produzione è ferma da due settimane e gli operai sono stati collocati in cassa integrazione a zero ore. “La Fiom provinciale – ha detto Loris Scarpa, segretario generale dei metalmeccanici Cgil – attenderà insieme ai lavoratori l’esito dell’incontro a Roma per decidere il da farsi”.