Prosegue il confronto tra sindacati e governo. Da ieri mattina alle 11 si discute per definire la modifica dell'elenco dello scorso Dpcm che porterà alla chiusura di moltissime attività produttive. L'incontro è stato sospeso a notte fonda e aggiornato per oggi alle 12. Questo il comunicato di Cgil, Cisl e Ui:

“Abbiamo identificato e convenuto con il Governo importanti modifiche all’elenco delle attività produttive indispensabili, in questa fase, per il Paese, cambiando l’allegato del decreto del Governo varato domenica 22 marzo”. Così annunciano Cgil, Cisl e Uil al termine dell’incontro in videoconferenza con l’Esecutivo. “Lo stesso Governo – spiegano – si è impegnato, attraverso il Ministero dell’Interno, a dare indicazioni ai Prefetti di consultare le organizzazioni sindacali territoriali, rispetto alle autocertificazioni delle aziende”. “Il Governo – concludono i sindacati confederali – si è impegnato anche a consultarci per definire le attività indispensabili nel comparto della difesa e aerospazio. Ci siamo riaggiornati alle ore 12 di oggi per verificare questi impegni”.

Ieri, all'inizio del confronto, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini aveva spiegato i motivi per cui l'allegato andava modificato: “Alcune produzioni lì indicate, infatti, non ci sembrano rientrare nell’idea di essenzialità. Noi abbiamo un atteggiamento costruttivo, vogliamo tutelare la produzione e la salute, il lavoro in tutte le sue forme e la crescita economica. Vogliamo perciò esaminare cosa togliere e cosa specificare. Un messaggio che dobbiamo cercare di dare tutti assieme è che si sta discutendo di cosa tenere aperto fino al 3 aprile. Non di cosa chiudere da qui all’eternità”.

Per questo “dobbiamo rivedere i codici – ha proseguito Landini – e cercare di andare nel dettaglio rimodulando la tabella per renderla più utile all’obiettivo di fermare il Coronavirus, non il Paese. Alcune imprese stanno cambiando il loro codice Ateco per poter continuare a produrre. Non è possibile giustificarle. Aver introdotto nel decreto la deroga a livello territoriale per le aziende la cui attività è agganciata a quelle consentite, previa informazione e decisione prefettizia, ha scatenato una malsana rincorsa. Solo a Brescia e solo nella giornata di ieri sarebbero arrivate oltre 600 richieste. A Milano sempre ieri più di 1.000. Il rischio è che tutte le aziende che hanno un minimo collegamento con attività consentite chiedano comunque di produrre al 100 per cento”.

Per il segretario generale della Cgil “non è possibile consentire la produzione al 100 per cento di quelle imprese che lavorano al 5 per cento per aziende ritenute essenziali. Così perde senso il provvedimento che è stato fatto. Sarebbe importante che a fronte della richiesta aziendale ci fosse il parere sia delle istituzioni locali, sia delle organizzazioni sindacali così che la decisione prefettizia sia completa e informata”.

PER APPROFONDIRE:
Il difficile calcolo degli essenziali, G.Cucignatto