“Leggiamo con preoccupazione gli sviluppi della vicenda legata allo stabilimento ex Ilva di Taranto, oggi Arcelor Mittal, e assistiamo a un susseguirsi continuo di provocazioni e stilettate tra governo e impresa”. Così il segretario confederale della Cgil nazionale. Emilio Miceli, che aggiunge: “L’unico soggetto responsabile, ad oggi, è il sindacato confederale. Infatti, c’è un governo che non punta su Taranto e un’impresa che comincia ad accarezzare l’idea di una strategia d’uscita. La modifica della legge, la cig a freddo per 1.400 lavoratori, una crisi d’area complessa in cui non si vede nemmeno l’ombra degli investimenti promessi e sbandierati. Insomma, né l’ex Ilva né Taranto hanno visto quell’impegno straordinario che il Paese si aspettava. Solo parole”.

“Nei giorni scorsi - ricorda Miceli - è morto nello stabilimento un lavoratore perché una gru ha ceduto al vento e un altoforno è stato sequestrato. Piove sul bagnato mentre siamo fermi ai dispetti quando sarebbe necessaria responsabilità: d’impresa e di governo”.

“Taranto - prosegue il segretario della Cgil - sarà la metafora del successo o del fallimento del governo e del ministro Di Maio. Ma sembra, invece, che ciò non sia chiaro a nessuno. Se lo stabilimento muore nessuno investirà in Italia per fare impresa; Taranto si ridurrà all’assistenza e stavolta non basterà un reddito di cittadinanza. Arcelor ha fatto una scommessa ed un fallimento significherebbe un indebolimento del prestigio e della reputazione. Non credo si possa governare un paese pensando al prossimo messaggio da comunicare e nemmeno pensando di abbandonare il campo”.

“Il governo, la Regione Puglia e il Comune di Taranto - conclude Miceli - devono avere chiaro come salvaguardare un imponente luogo di produzione che dà impulso all’industria nazionale. E nessuno si illuda che, spenti i riflettori sulla ex Ilva, rimarrà intatta la volontà di un recupero del contesto urbano. Basterebbe guardare le condizioni di tante città dove si sono dismessi grandi impianti ad alto impatto ambientale. L’impresa faccia fino in fondo il proprio dovere. Noi abbiamo la testa dura e continueremo ad essere responsabili, per Taranto e per l’Italia”.