Terremoto a Palazzo Marino. Sotto accusa l’Urbanistica di Milano, intorno a cui si è stretta la morsa della Procura che parla di “sistema” di “speculazione selvaggia”. Ieri, 16 luglio, la richiesta di arresto per un assessore del Comune con accuse di concorso in corruzione, falso e induzione indebita. Per Giancarlo Tancredi, fino al 2021 dirigente comunale che già “si era trovato a decidere su interventi cruciali” sul fronte immobiliare e poi assessore alla Rigenerazione urbana, i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, hanno chiesto i domiciliari perché avrebbe dimostrato un “asservimento sistemico” a “società e gruppi finanziari”. Chiesti i domiciliari pure per Manfredi Catella, fondatore e Ceo di Coima, costruttore salito alla ribalta dello sviluppo dello skyline della città degli ultimi anni. Richieste di carcere per Giuseppe Marinoni, presidente della Commissione paesaggio fino ad aprile, definito dagli inquirenti “faccendiere” e “lobbista”, per Alessandro Scandurra, anche lui componente della Commissione, e ancora per l’immobiliarista Andrea Bezziccheri di Bluestone e Federico Pella, manager e socio della società di ingegneria J+S.

Dalle carte depositate, dopo le perquisizioni e acquisizioni anche a Palazzo Marino del Nucleo di polizia economico finanziaria della Gdf, vengono fuori nomi di altri indagati, più di una ventina, come l’archistar Stefano Boeri che si dice estraneo ai fatti. Indagato anche il sindaco Giuseppe Sala. Si parla negli atti di “eversive degenerazioni in cui opera la Commissione per il paesaggio” con una “strumentalizzazione che ne fa la parte politica, principalmente l’assessore Tancredi, in sintonia con il sindaco Sala e il direttore generale Christian Malangone (servendosi del faccendiere Marinoni), per portare avanti relazioni private con gruppi della finanza immobiliare attivi a Milano e la soddisfazione dei loro interessi”. E ciò “nella cornice di un’azione amministrativa viziata da una corruzione circolare, edulcorata all’esterno”. Sala ha fatto presente che “l’Amministrazione non si riconosce nella lettura che viene riportata”. 

Cgil e Fp Milano: è ora di un nuovo modello di sviluppo

Dopo il terremoto scoppiato nelle ultime ore, la Cgil e la Fp di Milano chiedono di “fare chiarezza in tempi brevi su quanto accaduto in questi anni nello sviluppo urbanistico della città”.

Milano ha conosciuto un modello di sviluppo iniquo che spesso abbiamo criticato”, sottolineano confederazione e categoria del pubblico impiego. “In merito alle nostre richieste sul nuovo PGT (Piano di governo del territorio) avevamo registrato aperture che potenzialmente andavano nella direzione indicata: un lavoro da non disperdere e che al contrario deve disegnare un modello di sviluppo urbanistico trasparente, inclusivo, giusto, solidale”.

“Ci auguriamo – concludono Cgil e Fp Milano – che la magistratura faccia chiarezza, chiediamo alla politica di riprendere parola con determinazione per affermare l’autonomia dagli interessi economici che estraggono ricchezza dalla città”.

Fillea Cgil: “Imploso un modello. Ora una vera discontinuità”

“Fin dalle prime battute della vicenda Salva-Milano la Fillea si è da subito opposta a un provvedimento che avrebbe certificato a posteriori e in tutta Italia un modello di sviluppo cittadino iniquo, permettendo interventi edilizi al di là dei limiti normativi e senza alcun ritorno alla cittadinanza in termini di oneri di urbanizzazione e di servizi”. Questo il commento di Riccardo Piacentini, segretario generale della Fillea Cgil di Milano, che prosegue: “I preoccupanti sviluppi delle indagini, che aggravano un quadro già fortemente compormesso, impongono il massimo rispetto per gli inquirenti e un’esigenza di chiarezza sulla gestione urbanistica della città”.

“Alla politica – prosegue – chiediamo un ripensamento totale del modello di sviluppo, nell’interesse di chi a Milano ci lavora quotidianamente, a partire dai cantieri edili, e di chi ci vuole abitare e studiare nonostante i costi esorbitanti: una vera discontinuità basata su rispetto delle regole, legalità, trasparenza e politiche pubbliche che correggano la deriva speculativa degli ultimi dieci anni”.