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“Una sentenza bellissima, che spero il sindacato possa agire in tutta la sua potenza”. È entusiastico il commento dell’avvocata Maria Matilde Bidetti, coordinatrice legale Cgil Roma e Lazio, in merito alla decisione del tribunale di Milano di dichiarare illegittimo il comportamento di Uber Eats.
Il 14 giugno scorso la piattaforma di food delivery aveva comunicato ai suoi 4 mila ciclofattorini la decisione di lasciare il mercato italiano e, quindi, la cessazione del rapporto di lavoro: “Si trattava, secondo noi, di un licenziamento collettivo, ma senza le procedure necessarie, che in questo caso sono due: quella di delocalizzazione e quella di licenziamento collettivo”.
Una sentenza storica
Ed è proprio sulla questione della delocalizzazione che si concentra la portata “storica” della sentenza. “La legge 234/2021 afferma che, quando un’azienda decide di trasferirsi in un altro Paese, si deve avviare una complessa procedura, che coinvolge anche il ministero”, spiega Bidetti: “Per la prima volta abbiamo agito questa legge per i rider, per i quali c’è sempre da superare il problema della qualificazione del rapporto di lavoro”.
La coordinatrice legale Cgil Roma e Lazio evidenzia che “il magistrato milanese è stato il primo ad applicare, coraggiosamente, la norma sulla delocalizzazione ai ciclofattorini, riconoscendoli come lavoratori etero-organizzati, per i quali valgono le stesse tutele dei lavoratori subordinati”.
Il futuro dei 4 mila rider di Uber Eats
Gli effetti della sentenza del tribunale di Milano adesso riguarderanno sia i 4 mila rider di Uber Eats sia l’intero settore delle piattaforme digitali. Per i primi, l’imposizione di annullare i licenziamenti e di avviare la procedura di delocalizzazione e, qualora fallisse, quella di licenziamento collettivo (legge 223/1991), apre al riconoscimento delle tutele individuali: “Attraverso le consultazioni, il sindacato potrà gestire le trattative con l’azienda e si potranno ottenere per i lavoratori risarcimenti adeguati al danno subito”.
Gli effetti sul settore delle piattaforme
Il riflesso della vicenda Uber Eats è però più ampio. Il peso politico della decisione del tribunale di Milano potrà essere usato dal sindacato nei rapporti con le altre piattaforme: “Ancora una volta hanno sentito da un magistrato che non possono decidere di lasciare semplicemente l’Italia e liberarsi dei fattorini, come a volte minacciano di fare per i costi eccessivi”.
Si aggiunge quindi un nuovo tassello al lungo percorso per il riconoscimento delle tutele dei lavoratori di piattaforma: “O perché ritenuti subordinati o perché etero-organizzati – conclude l’avvocata Maria Matilde Bidetti – le piattaforme dovrebbero aver capito che anche per i rider devono essere messe in moto le procedure di consultazione sindacale”.