PHOTO
Un die-in, cioè persone che simulano di essere morte, per le strade e le piazze di tante città italiane. Sdraiate a terra e coperte da lenzuola bianche per chiedere di fermare la guerra globale e al governo italiano di non parteciparvi.
L’iniziativa
È l’iniziativa messa in campo oggi, 24 giugno alle 18, dalle organizzazioni della campagna Stop Rearm Europe, promossa da Arci, Attac, Greenpeace, Ferma il riarmo, Fondazione PerugiaAssisi, Rete italiana pace e disarmo, a cui aderiscono oltre 400 associazioni. Appuntamenti a Roma davanti al Pantheon, a Firenze, Milano, Avellino, Palermo, Cremona, Lucca, Massa, Carrara, Pisa, La Spezia, Sigonella, ma l’elenco si allunga di ora in ora.
“Trump è entrato in guerra a fianco di Israele - si legge nell’appello della campagna -. Un conflitto globale è alle porte davvero. Siamo a rischio anche noi, con i nostri territori pieni di basi e di armi statunitensi. È estate, e siamo esausti. Ma non vogliamo morire, non vogliamo che continuino a morire innocenti, e non vogliamo vivere nella barbarie”.
Stop Rearm Europe
Oltre a partecipare all’iniziativa di oggi, l’invito è a pensare ad azioni semplici e comunicative vicino alle basi, ai depositi, alle istallazioni militari Usa e Nato e nei centri abitati limitrofi e ad aderire alla petizione on line “Il popolo italiano non vuole la guerra, il governo italiano non partecipi alla guerra”, a sostegno della campagna.
“Siamo tutti con il fiato sospeso, non sappiamo che cosa succederà dopo l’annuncio del cessate il fuoco, che già sembra non reggere, visto che i bombardamenti continuano – afferma Raffaella Bolini dell’Arci -. Siamo in balia di una follia nera, segno di confusione e grande incertezza. È importantissimo scendere in piazza nei giorni in cui l’Europa all’Aja sta accettando senza battere ciglio di passare dal già insopportabile 2 per cento del Pil al 5 per cento da destinare alla difesa. Tutti soldi che saranno sottratti alla cittadinanza, alle nostre vite, ai nostri diritti. La nostra Europa purtroppo si è schierata e si schiererà ancora una volta dalla parte della guerra dopo aver sostenuto tre anni di conflitto in Ucraina, dopo essere stata complice e aver sostenuto il genocidio a Gaza, e senza aver pronunciato neppure una parola di condanna dell’attacco di Israele all’Iran”.
In ballo il 5 per cento del Pil
Il governo italiano infatti si è dichiarato pronto a impegnarsi sul target del 5 per cento del Pil in spese militari e di sicurezza, mentre la Spagna di Sanchez è riuscita a strappare un’esenzione e la Slovacchia di Fico ha affermato di riuscire a soddisfare i requisiti dell’Alleanza Atlantica senza dover necessariamente raggiungere l’obiettivo. Tutte posizioni sostenute oggi e domani, 24 e 25 giugno, a L’Aja dove è in corso il vertice della Nato, che sarà seguito dal consiglio europeo il 26 giugno. Non basta. L’Italia è anche disposta a concedere agli Usa di far partire gli attacchi contro l’Iran dalle basi presenti sul nostro territorio, ma la scelta verrà votata dal Parlamento.
Atto di guerra
La campagna Stop Rearm Europe condanna “gli attacchi statunitensi contro gli impianti nucleari iraniani, condotti in appoggio all’aggressione israeliana, mentre a Gaza si consuma impunemente un genocidio con oltre 55 mila morti, in gran parte civili – sostengono i promotori, che appoggiano gli appelli per l’Iran e per la Palestina -. Questo atto di guerra illegittimo, illegale e criminale mette il mondo a rischio di una ulteriore escalation del conflitto, anche nucleare”.
Allerta nucleare
“Chiediamo all’Italia di non mettere a disposizione le nostre basi Nato e Usa per il transito degli aerei che possono eseguire attacchi nucleari – afferma Martina Pignatti di Un Ponte Per -. Per questo manifestiamo, per questo è importantissimo continuare a protestare, anche per fermare il genocidio in corso a Gaza. Ieri per la prima volta da quando è nata la nostra organizzazione ho dovuto distribuire al mio staff in Medio Oriente le istruzioni su cosa fare in caso di attacco nucleare. Siamo in mano a dei capi di Stato che non sono lucidi. Anche se la tregua reggesse, cosa che dubito, stanno cercando le ragioni per continuare a bombardare”.