Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Di Vittorio, chiuderà l’ultimo dibattito della due giorni che, oggi e domani, Spi e Cgil Matera insieme alla Cgil lucana e a una serie di soggetti istituzionali dedicano a Rocco Scotellaro a un secolo dalla sua nascita.

“A un passo dall’approvazione dell’autonomia differenziata, è evidente che una riflessione sulle condizioni attuali del Mezzogiorno e su una certa idea di Mezzogiorno e di sviluppo è necessaria – ci ha detto Sinopoli –. La figura di Rocco Scotellaro, in questo contesto, è di straordinaria attualità”.

Francesco Sinopoli, presidente della Fondazione Di Vittorio

Da studioso e da uomo del Sud, chi è Rocco Scotellaro per te?

Rocco Scotellaro e la sua opera li ho sempre legati a un’idea di democrazia e di autonomia, intesa come forma di autogoverno democratico dei luoghi, che è esattamente l’opposto dell’autonomia differenziata. Per chiarire il concetto cito Carlo Levi che, nelle pagine finali di quel capolavoro di gigantesca attualità che è ‘Cristo si è fermato a Eboli’, riflette sul rapporto tra i popoli del Mezzogiorno e lo Stato nazionale, evidenziando come, per quei contadini, non c’è una grande differenza tra Stato fascista e Stato liberale, vittime com’erano, comunque, di una condizione di oppressione da cui dovevano emanciparsi. Per emanciparsi, secondo Carlo Levi, la strada avrebbe dovuto essere l’autonomia del comune rurale che non avrebbe potuto esistere senza l’autonomia delle fabbriche, delle scuole, delle città, di tutte le forme della vita sociale. Quindi un’idea di democrazia radicale. Non è un caso che Levi e Scotellaro fossero tanto amici.

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Un secolo di Rocco Scotellaro, rappresentante dei contadini

Qual è il cuore del messaggio di Rocco Scotellaro che ancora oggi è attuale?

Rocco Scotellaro era un poeta, un politico, un militante. Per lui la politica e la vita insieme alla letteratura e alla poesia coincidevano. L’idea che ci trasmette e la sua straordinaria attualità la possiamo leggere in un verso meraviglioso che oggi parla del Mezzogiorno come all’epoca: “altre ali fuggiranno dalle paglie della cova”. Esattamente la stessa cosa che sta accadendo oggi, la fuga dei giovani dal Sud e l’idea che si possa curare il Sud attraverso una forma falsa di autonomia che in realtà corrisponde a un’idea di verticalizzazione del potere analoga a quella portata avanti con il premierato. Questa gigantesca menzogna noi dobbiamo combatterla proponendo un’idea diversa di democrazia, di Sud e di sviluppo. Questo è il messaggio che dobbiamo lanciare, anche da questa bellissima festa popolare: un’idea diversa di Sud che oggi serve più che mai. Lo sviluppo pensato al Nord non è l’unico possibile e questo vale per il Sud d’Italia come per il Sud del mondo”.

Quindi la chiave è ribaltare il paradigma e partire da un punto di vista diverso?

Sì. In passato ci sono stati tentativi importanti di rimettere al centro un punto di vista diverso dello sviluppo nel Mezzogiorno. Anche se non si sono affermati, noi dobbiamo ripartire da lì per costruire oggi un miglioramento della società, partendo anche dal lavoro. 

Qual è invece il messaggio di Rocco Scotellaro per il sindacato?

Rocco Scotellaro era il poeta della libertà contadina. Non è che il mondo contadino fosse un mondo di sottosviluppati da colonizzare, aveva un punto di vista sulle cose. Il sindacato è nato nel mondo contadino. La capacità di auto organizzazione del mondo contadino e la visione che il mondo contadino ha del sindacato avevano una straordinaria potenza politica. Di Vittorio stesso era un bracciante e il suo pensiero si sviluppa in quel contesto.

(In copertina un particolare della tela “Lucania 61” opera di Carlo Levi)