Il decreto sulla scuola (qui le misure) è legge. Il Senato l’ha approvato in via definitiva (senza apportare modifiche al testo già approvato dalla Camera) con 162 voti a favore, 134 contrari e tre astenuti. Una conclusione largamente annunciata che però non ferma le proteste. Non si sono fermati gli studenti: non solo a Roma (dove ci sono stati momenti di violenza pura in seguito a un’aggressione da parte di giovani di estrema destra agli studenti medi in piazza Navona) ma in tutta Italia. E il 30 la scuola si mobilita ancora, con lo sciopero nazionale e la manifestazione romana dei sindacati (qui il percorso) che si annuncia imponente.


Da tutta Italia e con ogni mezzo
Le misure nel dettaglio
Cosa può fermare una legge? La mobilitazione, gli scioperi e... un referendum. È questa l’idea nata nel Partito democratico e lanciata pubblicamente dal segretario Walter Veltroni: “Come è previsto dalla Costituzione – ha detto Veltroni in conferenza stampa - e come è legittimo che sia, essendo una decisione fortemente negativa per il paese, abbiamo deciso che promuoveremo un referendum abrogativo”. “Il referendum – ha poi aggiunto – non è di partito, non è il referendum del Pd, ma faccio appello a tutto il mondo della scuola e a tutte le forze politiche per dare vita alla più grande iniziativa civile. Non abbiamo nessun interesse a che il referendum sia solo del Pd”.

La Cgil aderisce
“Un decreto sbagliato per la scuola, i lavoratori, gli studenti e le famiglie italiane”. Così il segretario confederale della Cgil, Fulvio Fammoni, e il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, commentano il decreto sulla scuola approvato oggi al Senato. “Se il governo pensa di chiudere così una vicenda importantissima per il futuro del paese - proseguono Fammoni e Pantaleo - si sbaglia di grosso. Domani, infatti, si svolgerà la più grande manifestazione di sempre a sostegno del futuro della scuola pubblica”.

Ma la mobilitazione contro il decreto Gelmini, che secondo il sindacato ha come obiettivo finale “la demolizione dell’istruzione pubblica”, proseguirà fino al cambiamento delle norme approvate: contro i tagli all’occupazione e contro la chiusura di scuole con meno di 200 studenti. Le forme di questa iniziativa, dicono i due dirigenti sindacali, “devono essere tutte le possibili, da quelle nelle scuole ai possibili ricorsi alla Corte Costituzionale, dal rapporto con tutti i cittadini al ricorso al referendum abrogativo, alla richiesta alle Regioni di non dare attuazione, nel rispetto dell’autonomia prevista dal titolo V della Costituzione, a diverse norme contenute nel decreto sulla scuola”.

“Domani (il 30, ndr) – ricorda Pantaleo – abbiamo una grande manifestazione, e proseguiremo anche nelle settimane successive, cercando di allargare il movimento, discutendo e elaborando proposte alternative. Perché questa non è una riforma, ma una legge che porterà al collasso il sistema dell'istruzione nel nostro paese, tornando ai tempi nei quali il sapere non era un diritto ma un privilegio”.

Idv: seppelliamola con milioni di firme
“Seppelliamo il governo con quattro milioni di firme”. Lo ha detto il capogruppo di Idv alla Camera, Massimo Donadi, parlando del referendum per abrogare il decreto Gelmini lanciato dall'opposizione. Ha detto Donaid: “L'Italia dei valori raddoppia e dopo il referendum sul Lodo Alfano, promuoverà quello sulla legge Gelmini. Io spero nell'unità di tutte le forze di opposizione in modo da seppellire il governo con quattro milioni di firme ed eliminare due leggi vergognose per il paese”. Donadi ha aggiunto che non appena il decreto oggi convertito in legge dal Senato sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale, l’Idv depositerà in Cassazione il quesito referendario per avviare la raccolta delle firme.