“I decreti attuativi della riforma dello sport peggiorano la condizione delle lavoratrici e dei lavoratori sportivi”. A dirlo sono Slc e Nidil Cgil, Fisascat e Felsa Cisl, Uilcom e Uiltemp Uil, commentando l’approvazione definitiva del decreto legislativo che introduce disposizioni integrative e correttive sulla riforma dell’ordinamento sportivo in vigore dal 1° luglio 2023.

“La riforma concepita dal governo – scrivono i sindacati – non supera la riserva di legge che da sempre relega questi lavoratori in un limbo senza diritti e tutele, non fornendo risposte adeguate alla reale condizione di questa categoria di lavoratori che rischia, anche nel 90% dei casi, di non percepire la pensione e neanche la copertura assicurativa fornita dall’Inail, quest’ultima presente nell’ultima versione dell’articolato”.

Per i sindacati, uno degli obiettivi originari della riforma dello sport era quello “d’individuare la figura del lavoratore sportivo, indipendentemente dalla natura dilettantistica o professionistica dell'attività sportiva svolta, e di definire la relativa disciplina in materia assicurativa, previdenziale e fiscale, nonché le regole di gestione del relativo fondo di previdenza”.

La legge, invece, non risolve neanche “il tema della certezza normativa dei rapporti di lavoro. Prova ne è che alle lavoratrici e ai lavoratori sportivi si sta imponendo, in diversi casi, l’apertura della partita Iva rischiando così di gettare il settore in un pericoloso vortice vertenziale”.

Motivo per cui le sei categorie avevano proposto che “la regolazione dei rapporti di lavoro fosse demandata alle organizzazioni sindacali maggiormente rappresentative del settore, poiché esiste già un ccnl di riferimento attualmente in fase di rinnovo, e non a estemporanei e disomogenei regolamenti demandati alle federazioni”.

Il comunicato unitario così conclude: “Se quanto reso noto dalla conferenza stampa di fine luglio e dall’infografica resa disponibile sul sito del dipartimento dello sport sarà trascritto in Gazzetta ufficiale, per i lavoratori dello sport, che con il loro lavoro continueranno a finanziare tutto il settore, cambierà molto poco. Non resta che augurarci che, anche con il contributo del lavoro che verrà svolto dall’Osservatorio dedicato allo studio e alla valutazione degli impatti della riforma, che, a detta del ministro, dovrebbe vederci coinvolti, si riesca ad intervenire quanto prima”.