L’immigrazione in Lombardia non è un’emergenza ma una realtà strutturale che attraversa la società e il lavoro. È quanto emerge dal Dossier Statistico Immigrazione 2025, realizzato dal Centro Studi e Ricerche Idos in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici San Pio V, con il sostegno della Chiesa Valdese, presentato il 4 novembre a Casa Emergency su iniziativa di Anolf, Cgil e Cisl Lombardia.

L’incontro ha offerto un quadro aggiornato e realistico del fenomeno migratorio in Lombardia, mettendo in luce dati, politiche e contraddizioni. Ad aprire la mattinata è stata Rossella Miccio, presidente di Emergency: “Abbiamo bisogno di dati affidabili e di persone autorevoli che ci aiutino a leggere la realtà per sfatare falsi miti e costruire reti”.

Tra i presenti, Lamberto Bertolè, assessore al Welfare del Comune di Milano, che ha evidenziato la fatica dei territori nel gestire l’accoglienza in assenza di una regia nazionale: “Abbiamo 18 mila minori non accompagnati per 6 mila posti disponibili. I Comuni fanno supplenza rispetto a politiche che non ci sono”. 

In Lombardia il 12,3% dei residenti è di origine straniera, quasi un quarto del totale in Italia

A presentare i dati del Dossier sono stati Franco Valenti e Clemente Elia, responsabile migrazioni della Cgil Lombardia e curatore della sezione regionale del Dossier insieme a Valenti. Secondo il rapporto Idos, il 12,3% della popolazione lombarda, pari a 1.230.362 persone, è di origine straniera. Si tratta di una presenza stabile e in leggera crescita (+2,3% tra 2023 e 2024), che smentisce ogni narrazione emergenziale: la Lombardia ospita quasi un quarto della popolazione straniera residente in Italia. Le province con più presenze sono Milano (495 mila), Brescia (155 mila) e Bergamo (126 mila). Le principali comunità sono rumena, egiziana, marocchina, albanese e cinese, a cui si aggiunge una consistente presenza di ucraini (oltre 64 mila). La popolazione straniera è giovane – età media 31,7 anni – e rappresenta un fattore di tenuta demografica: il 21% ha meno di 18 anni.

Occupati stranieri in Lombardia: oltre 600 mila, pari al 13,2% del totale: il reddito medio (15.901 euro) è molto basso

Gli occupati stranieri in Lombardia sono oltre 600 mila, pari al 13,2% del totale, con un 41,5% di donne. Si concentrano nei servizi (67,6%) e nell’industria (30,7%), ma quasi un terzo è sovraistruito e il reddito medio (15.901 euro) rimane molto inferiore alla media complessiva. “La presenza è strutturale e necessaria – ha detto Elia – ma restano disuguaglianze profonde. L’inclusione non è automatica: servono politiche pubbliche che garantiscano diritti, lavoro dignitoso e cittadinanza sociale”.

Il sociologo Maurizio Ambrosini dell’Università degli Studi di Milano ha poi offerto una chiave di lettura critica: ricordando che lo stesso governo che proclama i “porti chiusi” ha approvato un decreto flussi che prevede l’ingresso di quasi 500 mila lavoratori in tre anni: “Siamo un Paese che respinge a parole e accoglie nei fatti, ma senza una strategia. L’Italia è un importatore riluttante di migranti: non li vuole, ma non può farne a meno”. Ha aggiunto che il decreto “continua a servire per regolarizzare chi è già qui, senza percorsi di integrazione e con lavoratori deboli e ricattabili”.

Il tema dell’inclusione economica è stato approfondito da Anna Ferro del CeSPI, che ha illustrato i dati dell’Osservatorio nazionale sull’inclusione finanziaria dei migranti: “Accedere a un conto corrente o a un’assicurazione non è solo una questione economica, ma di cittadinanza. Dopo la pandemia l’uso degli strumenti finanziari da parte dei cittadini stranieri è tornato a crescere, segno di un’integrazione di lungo periodo”. 

Comotti, Cgil Lombardia: “Da una parte la denatalità e la carenza di forza lavoro, dall’altra politiche che respingono chi vuole lavorare e contribuire”

Nel panel finale tra Cgil e Anolf, Ivan Comotti della Segreteria Cgil Lombardia ha parlato di una grande contraddizione sociale: “Da una parte la denatalità e la carenza di forza lavoro, dall’altra politiche che respingono chi vuole lavorare e contribuire”. Ha chiesto il superamento della Bossi-Fini e l’introduzione di un permesso di soggiorno per ricerca lavoro, oltre a politiche attive che valorizzino le competenze dei migranti. “In edilizia oltre metà degli operai non ha cittadinanza italiana, ma lo Stato non investe su formazione e inserimento. E serve una condizionalità sociale: chi sfrutta non può ricevere fondi pubblici”. Ha aggiunto poi che “le migrazioni non sono un problema da gestire ma una realtà da governare con equità, perché subiscono le stesse disuguaglianze che colpiscono anche le lavoratrici e i lavoratori italiani: precarietà, marginalità sociale, mancanza di welfare”.

A concludere l’incontro è stato Maurizio Bove, presidente di Anolf Lombardia, che ha riportato il discorso sul piano umano: “I dati del Dossier ci aiutano a capire la realtà, ma non dobbiamo perdere la dimensione delle persone. Dietro ogni cifra ci sono storie, famiglie, percorsi di vita e di lavoro”. 

Le migrazioni, emerge dall’iniziativa, sono un fenomeno complesso che non può essere compreso attraverso la lente distorta dei racconti mediatici e propagandistici delle destre. È un processo che riguarda anche gli europei e gli italiani che si spostano all’interno e fuori dal Paese. Per questo, la Cgil, nella sua azione sindacale e politica, ribadisce la necessità di guardare al fenomeno migratorio nel suo complesso, con politiche di accoglienza e inclusione lungimiranti, fondate su lavoro, diritti e giustizia sociale.

(Per scaricare il rapporto completo clicca QUI)