Sei fuorisede o pendolare? Quanto tempo impieghi per raggiungere l’ateneo? Lavori mentre studi? Hai un alloggio? Quanto paghi al mese? La condizione degli universitari è messa sotto la lente di ingrandimento nel questionario elaborato da Cgil, Sunia e Udu, per la campagna promossa dalle tre organizzazioni “Senza casa, senza futuro". Obiettivo: ottenere una fotografia completa e dettagliata del disagio abitativo degli studenti, al di là delle proteste delle tende e del dibattito e delle polemiche che ne sono seguite.

Un'emergenza reale

“Anche perché c’è chi dice che il caro affitti è un problema inventato – spiega Simone Agutoli dell’Udu -. Abbiamo addirittura sentito che è colpa sua se un giovane prende una stanza a 700 euro a Venezia. A fronte di questo qualunquismo, vorremmo raccogliere dati certi e avere una panoramica nazionale”.

In effetti un quadro preciso di quanto si spende al mese in media nelle città universitarie per una stanza doppia o singola non c’è. Le cinque paginette elaborate dall’Agenzia delle entrate, che indicano il valore degli affitti al metro quadro, non forniscono informazioni sufficienti per capire il fenomeno delle case per studenti. Semmai danno indicazioni sulle macro aree geografiche e su cinque grandi città, ma non sulle piccole, che pure sono rilevanti.

Da qui la necessità di un monitoraggio su tutto il territorio nazionale. L’indagine si basa su un questionario composto da 30 domande completamente anonime, che è possibile compilare in pochi minuti fino a luglio, così da poter raccogliere informazioni da tutte le città universitarie. Da settembre sono in programma una serie di iniziative.

40 mila posti per 830 mila fuorisede

“Questa degli studenti non è un’emergenza recente. Negli anni abbiamo portato avanti rivendicazioni e richieste – afferma Laura Mariani, responsabile dell'ufficio Politiche abitative e dello sviluppo urbano della Cgil -. Dopo la protesta delle tende la vertenza si è riproposta con maggiore forza. Partiamo dal presupposto che secondo Cassa depositi e prestiti, su 830 mila fuorisede, i posti riservati sono solo 40 mila. Di fatto il diritto allo studio non è garantito. Questo disagio abitativo incide sui percorsi formativi. Dietro a un fuorisede c’è una famiglia che deve sobbarcarsi i costi e rivolgersi al mercato privato, che sebbene sia normato, spesso disattende le regole. Questo perché non ci sono politiche pubbliche che tutelino le fasce disagiate, degli studenti come dei lavoratori, mentre la mobilità fa la sua parte nel rappresentare un impedimento al sistema di sviluppo dell’impresa”.  

Non è un caso che l’iniziativa delle tre organizzazione si chiami “Senza casa, senza futuro", proprio perché se non è garantito il diritto all’alloggio, come si può pensare che lo sia il diritto allo studio? I risultati del questionario e le analisi che ne seguiranno, che verranno presentate a settembre, saranno alla base delle rivendicazioni e della mobilitazione sulla crisi abitativa, per condividere le proposte con istituzioni e politica.

Guida e sportelli

“Elaboreremo una guida per dare informazioni agli studenti e alle famiglie, uno strumento per far loro conoscere diritti e doveri, tipologie di contratto, normativa – dice Stefano Chiappelli, segretario generale del Sunia -. E poi abbiamo l’ambizione di andare dove c’è il problema, aprire sportelli di informazione e consulenza all’interno degli atenei, sulla scorta delle esperienze fatte a Bologna e Perugia. Noi insieme alla Cgil facciamo già la nostra parte, tocca alle istituzioni e alla politica: senza una politica abitativa seria il disagio degli studenti non si può risolvere”.

Le richieste

Le richieste dei sindacati dei lavoratori, degli inquilini e degli universitari si possono riassumere così: devono essere aumentati i posti letto riservati al diritto allo studio, rifinanziando la legge 338 del 2000 per l’edilizia residenziale universitaria e portarli almeno ai livelli delle medie europee; nell’ambito del mercato privato, va incrementata la quota dei posti letto a condizioni agevolate; il fondo affitti per gli studenti, ridotto all’osso nel 2021, svuotato nel 2022, quest’anno ricostituito con 4 milioni di euro, va rimpinguato per arrivare ad almeno 50 milioni; occorre orientare meglio la leva fiscale per i contratti per studenti nel mercato libero, togliendo la cedolare secca e concentrando le agevolazioni nel canale concordato.