È di qualche giorno fa la notizia relativa alle numerose richieste volte ad insediare nuovi mega impianti fotovoltaici sui terreni agricoli del Salento. Inaspettatamente, dopo diversi anni, negli uffici della Provincia di Brindisi sono state depositate proposte progettuali per impianti di produzione di energia solare: le ultime in ordine di sequenza sono due per un totale di 69 megawatt tra Francavilla Fontana ed Erchie, con 35 megawatt divisi in tre impianti che disterebbero pochi metri da un luogo a valenza paesaggistica, su terreni che già hanno visto l’installazione di un impianto eolico e tre di fotovoltaico.

“Pensavamo fosse stata abbandonata ogni ipotesi che consentisse di disseminare i terreni produttivi salentini di pannelli al silicio: l’agricoltura va aiutata, non dismessa”, è il commento di Antonio Gagliardi, segretario generale Flai Cgil Puglia. “In un momento tragico, specialmente di fronte al grave danno provocato dalla Xylella, vanno adottati interventi per rilanciare le produzioni agricole, sostituendo quelle compromesse, e non sottraendo terreni coltivabili”.

Intanto, le società, tutte le società del Nord Italia e del Nord Europa che hanno avanzato richiesta di installare i mega impianti fotovoltaici, “potrebbero ricevere l’autorizzazione a spalmare centinaia di migliaia di pannelli al silicio su centinaia di ettari di terreno agricolo, come è facile evincere dalle relazioni agronomiche allegate ai progetti, su particelle attualmente destinate a seminativi, soprattutto cereali ma anche vigneti a spalliera e oliveti tradizionali”, denuncia la Flai Puglia. Una sorpresa inaspettata “dopo che magistratura e inchieste giornalistiche avevano fatto emergere evidenti incongruenze tra benessere collettivo e mercato globalizzato i cui interessi spesso sono regolati da poche mani invisibili a favore di pochi beneficiari”.

“Nella fase in cui il comparto agricolo e olivicolo salentino lotta strenuamente per sopravvivere non si può consentire di avvelenare una terra la cui vocazione è quella delle produzioni agroalimentare di eccellenza. Dal vitivinicolo all’ortofrutta, dal settore olivicolo alla trasformazione dei prodotti agroalimentari: vale circa un quinto del Prodotto Interno Lordo regionale quello generato dal comparto agricolo, diversamente da quello che fa un impianto fotovoltaico. Le maglie troppo larghe di una legislazione regionali incapace di vedere oltre la punta del proprio naso alimenta proposte verso un’economia che non guarda alla vocazione e agli interessi del territorio pugliese”, continua Gagliardi.

“Le aree rurali hanno una funzione sociale nella valorizzazione dei terreni produttivi e nel redistribuire il valore economico; in un momento in cui è necessario reinventare un modello produttivo per buona parte del Salento, dove tra Lecce, Brindisi e Taranto sono 75mila gli operai agricoli certificati dall’Inps, i cui livelli occupazionali sono da difendere con i denti, non possiamo immaginare di abbandonare aree produttive importanti, anzi pretendiamo di sviluppare una filiera agroalimentare sempre più forte, ottimizzando velocemente l’accesso ai fondi Psr dando sfogo ai relativi bandi che la Regione Puglia annuncia da  troppo tempo. E dove l’olivicoltura non ha prospettive – conclude il segretario generale della Flai Puglia - vanno proposte reali filiere alternative, magari evitando di promuovere inconsistenti artifizi che creano false aspettative, in attesa di poter tornare alle produzioni olivicole dopo che la ricerca scientifica sarà stata in grado di porre fine al demonio degli ulivi”.