Una valanga di bocciature. La farsa del semestre filtro a medicina, che fa finta di eliminare il numero chiuso, ma lo rimanda solo di qualche mese, ha raggiunto forse oggi la sua vetta. Gli esiti delle 3 prove di biologia, chimica e fisica sostenute lo scorso 20 novembre, secondo una stima elaborata dalla piattaforma Testbusters, ci dicono che ad aver superato il test sono, rispettivamente, il 20, 20 e 10% dei candidati.

La prova si potrà ripetere il 10 dicembre ma, se così rimarranno le cose, si potranno avere meno idonei di quanti sono i posti disponibili. Insomma: esattamente il contrario dalla sbandierata volontà di ampliare il diritto allo studio e invece, come denuncia la Flc Cgil in una nota, “una selezione ingiusta e mascherata”. D’altra parte già i numeri lo confermavano: su 17 mila posti messi a disposizione, i candidati sono 54 mila.

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Anche la strada alternativa, cioè l’iscrizione a facoltà “affini” (come ad esempio farmacia o scienze infermieristiche) per chi non è riesce a ottenere un posto utile in graduatoria per medicina, non è percorribile se non si è raggiunta la sufficienza nei tre test. Un gran numero di studenti e studentesse rischiano dunque di veder sprecato un anno di studio e frequenza, con il sovrappiù di uno stress ancora maggiore di quello prodotto dal vecchio sistema di accesso.

Per questo l’Udu ha organizzato un presidio di protesta il prossimo 11 dicembre alle ore 15 a piazza Vidoni e in altre piazze italiane a cui offre il suo sostegno anche il sindacato della conoscenza della Cgil.
Per la Flc, “la realtà ha smentito la propaganda ministeriale sull'accesso libero” e “le università non sono state in grado nemmeno di gestire una selezione ‘ritardata’ rispetto al sistema precedente. Gli atenei sono infatti definanziati, senza strutture adeguate, con pochi professori e poco personale”.

Ma l’Udu segnala un’altra incongruità: “Le studentesse e gli studenti – si legge in una nota – devono decidere in poche ore se ripetere l’esame del 10 dicembre, senza alcuna graduatoria, senza dati ufficiali e senza la possibilità di valutare la propria reale posizione”. Il problema, però, è che chi riprova l’esame perde il voto positivo acquisito anche se è sufficiente e, attacca l’Udu, “nonostante il ministero non abbia ancora reso pubblici i punteggi complessivi, le soglie di accesso o qualsiasi dato necessario a una scelta consapevole”.

Per questo l’organizzazione studentesca sta aprendo un contenzioso legale: “Una diffida collettiva per garantire agli studenti la possibilità di mantenere tutti i voti positivi ottenuti nella prima sessione e decidere successivamente quale esito conservare, una volta resi pubblici i dati necessari”.

Parallelamente procede la preparazione del ricorso collettivo al Comitato europeo dei diritti sociali, con oltre 2.000 adesioni. Il ricorso “chiederà il riconoscimento delle violazioni sistemiche emerse, la tutela effettiva del diritto allo studio e l’ingresso in sovrannumero per chi è stato penalizzato da un sistema privo di trasparenza, standard minimi e coerenza normativa”. Chi volesse tutelarsi potrà inviare una mail a info@avvocatomichelebonetti.it per aderire alla richiesta di conservazione dei voti positivi; partecipare all’accesso civico generalizzato per ottenere la pubblicazione immediata dei dati; ricevere aggiornamenti sul ricorso al Ceds.

Tutto questo mentre, si legge nella nota Flc, “siamo il Paese con meno studenti e meno personale, con un’università sempre più precaria e in difficoltà in cui, proprio in questi mesi, si registra l’espulsione di migliaia e migliaia di assegnisti e ricercatori a tempo determinato, quasi 15 mila tra quelli scaduti e quelli in scadenza”. Con un governo che “fa finta di non accorgersene alimentando una narrazione basata solo sulla propaganda, ma le studentesse e gli studenti, i precari e le precarie, il personale tutto, non hanno bisogno di slogan”.

Il sistema universitario necessita di interventi strutturali, investimenti concreti per rafforzare le infrastrutture, aumentare il numero di docenti e personale tecnico e amministrativo, garantire un accesso realmente democratico allo studio. È ora di dire basta a un sistema che gioca con il futuro dei giovani”, conclude la nota.







 

ottenere i crediti necessari con questa valanga di bocciature”, prosegue la nota.

“Nessuno restituirà alle studentesse e agli studenti il tempo e le risorse perse, ma soprattutto la necessaria fiducia nel sistema universitario, che proprio le strutture pubbliche avrebbero dovuto coltivare e garantire.