“Una decisione ingiustificata, fuori dai protocolli condivisi”. È netta la bocciatura di Cgil, Cisl e Uil Lombardia riguardo alla delibera della giunta Fontana che apre alla possibilità di somministrare il vaccino ai dipendenti delle aziende direttamente sul posto di lavoro.

Il sito della Cgil regionale (clicca QUI) cita una lettera spedita al presidente della Regione lo scorso 9 marzo e firmata dai tre segretari generali, Elena Lattuada, Ugo Duci e Danilo Margaritella, in cui i leader sindacali giudicano “ingiustificata la linea di condotta seguita da Regione Lombardia che ha deciso sia di prescindere dagli esiti del tavolo di confronto avviato tra Governo e Parti sociali per verificare e condividere il possibile sviluppo del piano nazionale vaccinale nei luoghi di lavoro, sia di non coinvolgere il sindacato nel confronto sul piano di vaccinazione nelle aziende che, invece, è stato oggetto di una preventiva trattazione con la sola parte datoriale, peraltro rappresentativa di una porzione del mondo produttivo lombardo”.

Il presidente di Confindustria, Marco Bonometti, porta a casa l’ennesimo favore di una giunta che appare completamente inadeguata a porre un freno a tutti i ritardi, i disagi e i disservizi che si stanno verificando e cerca di sfruttare l’ennesimo effetto annuncio, frutto dell’accordo con gli industriali, la Confapi e Anma, l’associazione nazionale medici d’azienda.

Per Elena Lattuada è “un’accelerazione che non trova nessuna giustificazione”, tanto più che dovrà essere il governo, come detto nella lettera delle confederazioni a Fontana, a dover decidere a chi, quando e in quali modalità somministrare i vaccini.

Un altro strappo in una situazione che, se non fosse drammatica, sembrerebbe uscita dalla sceneggiatura di una sit-com. Al netto delle polemiche e delle promesse, la realtà è sotto gli occhi di tutti: il piano vaccinale in Lombardia arranca, sono ancora tantissimi persino gli over 80 in attesa dell’iniezione, per non parlare di quello che è successo sul fronte del personale scolastico, dove tutto è partito solo grazie alla pressione dei sindacati, ma comunque in forte ritardo e lasciando fuori alcune categorie di lavoratori.

In allerta anche i sindacati regionali dei trasporti, Filt Cgil, Fit Cisl e Uilt Uil, che in una nota unitaria hanno commentato: “apprendiamo dalla stampa di un orientamento di Regione Lombardia ad affidare alle aziende la Campagna vaccinale, una scelta che se compiuta amplificherebbe ulteriormente le disuguaglianze fra occupati e non e fra lavoratori delle aziende più grandi e più strutturate e quelle più piccole e più fragili”.

È un nuovo capitolo del caos che regna sovrano in regione. Negli ultimi giorni non si contano gli episodi che hanno messo in luce la totale mancanza di una chiara organizzazione. E non sono solo le strategie sui grandi ambiti a dimostrarlo. Bastano le notizie che arrivano dai singoli territori.

A titolo esemplificativo, il pasticcio gravissimo di Antegnate, provincia di Bergamo, dove l’altra mattina era tutto pronto per iniettare mille dosi: c’erano le fiale, il posto e il personale sanitario. Peccato che la Regione si fosse dimenticata di avvisare tutti i destinatari schedulati dopo le 8.45 di mattina. Così una proficua giornata che valeva 10 ore di lavoro e mille dosi, si è ridotta a 45 minuti. Alle 9 di mattina, gli oss e i medici precettati, in mancanza di cittadini a cui fare l’iniezione, sono dovuti tornare in corsia.