Roma, marzo 1944. La città allo stremo comincia a reagire. Il comando germanico risponde con feroci rastrellamenti alle incursioni dei partigiani gappisti. Incursioni che culmineranno di lì a poco nell’attentato di via Rasella e la conseguente rappresaglia tedesca delle Fosse Ardeatine.

Il 3 marzo Girolamo Gullace, marito di Teresa Talotta, viene arrestato e condotto alla caserma dell’81esima Fanteria in viale Giulio Cesare a Prati. Teresa gli corre incontro per abbracciarlo, parlargli, forse consegnargli qualcosa. È una donna, è incinta, non può immaginare la reazione scomposta del soldato tedesco che impugna la pistola e spara.

“Fu un attimo - racconterà Laura Lombardo Radice - udimmo un alt e uno sparo e lei cadde lì, davanti a noi”. La sua tragedia diverrà immortale grazie ad Anna Magnani che la farà vivere, per sempre, nel capolavoro di Roberto Rossellini Roma città aperta, presentato il primo ottobre del 1945 al cinema Capranica.

Anche Carla Capponi assiste alla terribile scena. Estrae la pistola e la punta contro l’omicida. Arrestata verrà liberata grazie all’intervento tempestivo di un’altra gappista, Marisa Musu, che nel tumulto riesce a sottrarle l’arma e infilarle in tasca una tessera fascista.

Le compagne adagiano il corpo di Teresa sul marciapiede, allestendo una sorta di camera ardente a cielo aperto, invitando la popolazione e le donne a ricoprire il manto stradale di fiori. I romani, nei giorni successivi e fino all’8 marzo, Festa della donna, nonostante i divieti ricoprono di fiori e di mimose la macchia di sangue lasciata dal cadavere di Teresa sulla strada. Ma il giorno dei funerali i militari non consentono nemmeno il corteo funebre.

“Questa è stata la cosa che a me, ragazzino, mi ha fatto più male - racconterà anni dopo il figlio Mario - Ma come? M’avete distrutto l’esistenza, mi avete ammazzato la madre e poi mi impedite di farle il funerale per motivi di sicurezza? Certo che le guerre ne fanno vedere di nefandezze. E fanno vedere quanto è cattivo l’uomo”.

Certo che le guerre ne fanno vedere di nefandezze. Ieri, oggi, sempre.