La prima azienda italiana ha un nome famigerato: si chiama Mafia. Secondo il rapporto ”Sos impresa” della Confesercenti sulla criminalita', presentato questa mattina a Roma, infatti, la criminalità organizzata ha un fatturato annuo complessivo di circa 130 miliardi di euro e un utile che sfiora i 70 miliardi al netto degli investimenti e degli accantonamenti. Nel rapporto Confesercenti, inoltre, si sottolinea che il solo ramo commerciale della criminalita' mafiosa e non, che incide direttamente sul mondo dell'impresa, ha ampiamente superato i 92 miliardi di euro, una cifra intorno al 6% dell’intero Pil nazionale.

Ogni giorno una massa enorme di denaro passa dalle tasche dei commercianti e degli imprenditori italiani quelle dei mafiosi, qualcosa come 250 milioni di euro al giorno, 10 milioni l'ora, 160 mila euro al minuto', si legge nel rapporto. I settori più redditizi e in crescita sono l'usura, che colpisce circa 180 mila commercianti, la contraffazione, il gioco e le scommesse clandestine e l'abusivismo, il cui giro di affari è attorno ai 10 miliardi annui. Ma mafia e camorra si infiltrano anche in importanti segmenti di mercato apparentemente più impermeabili, dalla macellazione ai mercati ittici, dalla ristorazione ai forni abusivi e i panifici illegali, dal settore turistico ai locali notturni, fino al "racket del caro estinto", che colpisce il settore delle onoranze funebri. A simbolo di questa illegalità diffusa il rapporto elegge il fenomeno dei 2.500 panifici illegali e forni abusivi (la maggiore parte dei quali concentrata in Campania) dove secondo la denuncia di Confesercenti il prezzo si aggira su 2,00/2,50 euro al chilo, a fronte di 1,80/2,00 euro di quello legale, eppure è il più venduto con file interminabili la domenica mattina. Se il racket è la quotidianità, l’entrata fissa che garantisce la sopravvivenza dell’organizzazione, l’attività di impresa rappresenta invece l’investimento e il futuro.

Non è un caso, dunque, se tutte le indagini effettuate dalle forze dell’ordine degli ultimi mesi confermano le grandi capacità imprenditoriali delle cosche mafiose e camorristiche. Non c’è clan mafioso che si rispetti che non abbia sotto il suo controllo prestanomi o società di comodo, con i quali operare in attività produttive altamente remunerative. Lo dimostrano anche i sequestri che, il più delle volte, riguardano aziende in grado di movimentare parecchi milioni di euro di fatturato annuo.

La crisi economica, tra l’altro, rende ancora piu' pericolosa la mafia. Ne e' convinto il presidente nazionale della Confesercenti, Marco Venturi, che nel corso della presentazione del rapporto,ha affermato:  'E' un allarme  che ci sentiamo di lanciare in un momento nel quale la mafia imprenditrice rischia di usare le debolezze e le incertezze dell'economia per rafforzare le sue posizioni. Occorre allora - ha proseguito - reagire con determinazione: serve un patto solenne per sancire una grande offensiva per la legalita'. Su questo piano, secondo Confesercenti, sono necessarie 'convergenze maggioranza-opposizione sul piano politico ma anche un forte spirito unitario fra le rappresentanze delle forze sociali'. Venturi ha quindi rilevato che in una fase economica tanto difficile la Confesercenti chiede al governo 'piu' risorse per il fondo prevenzione che va spostato verso il ministero degli interni al fine di garantire un miglior raccordo fra le risorse disponibili.