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Tutta l’Italia è zona protetta. Non esiste più una zona uno e una zona due. Le misure inizialmente applicate alla zona rossa del Nord ora sono estese a tutto il territorio nazionale. L’annuncio del decreto è stato dato ieri sera in diretta televisiva dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ha spiegato le scelte straordinarie e inedite del governo. L’indicazione è univoca: per evitare di estendere il contagio bisogna rimanere in casa. Evitare gli spostamenti che non siano motivati da ragioni superiori. Tutte le manifestazioni pubbliche, a partire da quelle sportive, sono sospese. Proibiti tutti gli assembramenti. Scuole e università chiuse fino al 3 aprile.
“Dobbiamo rinunciare tutti a qualcosa”, ha spiegato Conte in tv parlando dell’ora più buia evocando il famoso discorso di Winston Churchill. “Oggi è il momento della responsabilità”. Abbiamo un sistema sanitario all’avanguardia in tutto il mondo, ma non possiamo metterlo alla prova in modo irresponsabile, perché salterebbe. L’allarme viene reso ancora più pesante dalle ultime ricerche scientifiche che smentiscono il luogo comune dei soli anziani a rischio: il virus colpisce anche le altre fasce d’età. “Ora è chiusa tutta l’Italia” è il titolo di apertura del Corriere della Sera. “Tutti in casa” è l’apertura di Repubblica. Il crollo delle Borse sulla prima pagina del Sole 24 Ore (si perdono 11 punti), mentre il Messaggero rilancia un messaggio al presidente Conte: “Bloccate tutto (ma davvero)”. Il tema è quello delle possibili falle del sistema democratico che viene messo alla prova senza avere i poteri di uno Stato centralizzato come quello cinese. Ne parla nell’editoriale il direttore Virman Cusenza, che critica il concetto di “necessità” come elemento di autogiustificazione di eventuali spostamenti all’interno del Paese. Se le misure devono essere drastiche non possono essere affidate all’autocertificazione e non ci potranno essere eccezioni. Lo Stato faccia lo Stato, chiede il Messaggero. E oltre a quello di Cusenza sono molti i commentatori che si esercitano proprio sulle differenze tra la Cina e i paesi democratici (Massimo Giannini su Repubblica, per esempio). I media internazionali cominciano a parlare di una nuova economia, quella della “paura”. Nel dramma generale si sta consumando intanto un dramma interno, quello delle rivolte in carcere causate dall’isolamento totale dei detenuti che non possono più incontrare parenti e avvocati: morti e feriti è il bilancio di una rivolta che non accenna a placarsi e interessa già vari istituti penitenziari. Su Repubblica scrive Luigi Manconi.
Sul manifesto da segnalare la riflessione di Patrizio Gonnella, presidente di Antigone (se ne parla anche su Rassegna Sindacale), su La Stampa scrive Gianni Riotta. Su Repubblica, Avvenire, manifesto e altri quotidiani si mette poi soprattutto in evidenza il vero e proprio momento di eroismo di tutte le lavoratrici e i lavoratori dei settori pubblici. Su varie prime pagine la foto di una infermiera di Cremona, Elena Pagliarini, 40 anni, che si è addormentata sulla tastiera del computer dopo un turno massacrante.
(tratto dal Mattinale di Paolo Andruccioli)