Attorno al tavolo virtuale, convocati dal ministro del Lavoro Orlando e  dal ministro della Salute Speranza, si sono trovati sindacati, organizzazioni datoriali e commissario straordinario all’emergenza Covid. Riunione intensa, franca e “operativa”. Due i punti all’ordine del giorno, la verifica sui protocolli sulla sicurezza Covid e l’ipotesi di utilizzare anche i luoghi di lavoro per somministrare i vaccini.

“Utile e tempestiva questa convocazione”, secondo il segretario generale della Cgil Maurizio Landini: “La Cgil – ha affermato il dirigente sindacale – è a disposizione per favorire e gestire in tempi rapidi un piano di vaccinazione di massa nel Paese” anche nei luoghi di lavoro. Ovviamente all’interno di una regia nazionale e nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Medici competenti, aziendali e medici del lavoro possono e devono essere coinvolti nello sforzo di mettere in sicurezza le lavoratrici e i lavoratori. Occorre individuare come e dove farlo, gli ambienti adibiti dovranno essere “sicuri” e sanificati adeguatamente. Così come sicuri dovranno essere e rimanere fabbriche e luoghi di lavoro. Diversi dei partecipanti alla discussione hanno, infatti, sottolineato, che i protocolli sulla sicurezza Covid hanno ben funzionato, e allora occorre riflettere con attenzione se sia opportuno far entrare nelle fabbriche anche familiari e non dipendenti, potrebbero aumentare i rischi di contagio.

I protocolli, dicevamo. secondo il leader di Corso d’Italia “Quel protocollo che ha dato buoni risultati ha bisogno di una manutenzione relativamente, ad esempio, alla certificazione di avvenuta negativizzazione per il rientro nei luoghi di lavoro di coloro che sono stati colpiti dal Covidal lavoro agile, alla garanzia dei dispositivi di protezione individuale, alla tutela dei lavoratori fragili, fino al piano di vaccinazione”.

Valutazione condivisa anche dai segretari generali di Cisl e Uil. Proprio per questa ragione la Cgil ritiene positiva la decisione, arrivata al termine del confronto, di istituire un tavolo tecnico per aggiornare il Protocollo. È passato quasi un anno da quando quel testo venne varato dopo un confronto serrato tra governo e parti sociali. Da allora sono cambiate molte cose, a cominciare da una maggiore conoscenza del fenomeno Covid. Non c’era possibilità di fare tampone e di vaccino nemmeno a parlarne. Come era assai difficile reperire i dispositivi di protezione individuale, a cominciare dalle mascherine. Quelle regole e procedure hanno ben funzionato, ma, ha aggiunto Landini, “occorre valutare il grado di applicazione dei protocolli e anche l’efficacia della vigilanza che in questi mesi è stata effettuata. Quando furono sottoscritti - ricorda - ci fu l'impegno a potenziare, anche con nuove assunzioni, gli Ispettorati del lavoro”.

Ora non rimane che attendere la convocazione per il tavolo tecnico e la messa a punto, da parte del governo, dell’ipotesi di organizzare la “rete di vaccinazione nei luoghi di lavoro”. Come ha ricordato il ministro del Lavoro, Orlando, non bisogna farsi cogliere impreparati: quando i vaccini arriveranno in maniera consistente bisognerà essere pronti a inocularli. La collaborazione di ciascuno è benvenuta.