Il 12 luglio del 1555, papa Paolo IV istituisce il primo ghetto ebraico a Roma con la pubblicazione della bolla Cum nimis absurdum. Dando seguito alle disposizioni del Concilio Lateranense, la bolla pone una serie di limitazioni ai diritti delle comunità ebraiche presenti nello Stato Pontificio. In particolare impone agli ebrei l’obbligo di portare un distintivo colorato per favorirne l’identificazione, li esclude dal possesso di beni immobili, vieta ai medici ebrei di curare cristiani sancendo la costruzione di appositi ghetti entro i quali avrebbero dovuto vivere.

È la prima delle bolle papali che lo storico Attilio Milano ha qualificato, insieme alla Hebraeorum gens (1569) ed alla Caeca et obdurata (1593) come bolle infami. Queste regole rimarranno in vigore fino all’800. Con l’arrivo del primo conflitto mondiale l’attenzione si sposterà. Sotto le armi non ci sarà più "noi e loro", ma un unico fronte, unito e combattente per il proprio paese. In Italia, già prima della guerra, diversi ebrei ricoprono cariche statali e dopo il primo conflitto mondiale sono nominati i primi senatori di religione ebraica. Lo Stato Pontificio non esiste più, e con esso spariscono le restrizioni e i divieti. Una situazione destinata a non durare molto. Sostanzialmente, il fascismo riprenderà buona parte del contenuto delle bolle Infami, e ne applicherà le norme in periodi diversi .

Al Regio decreto legge del 5 settembre 1938 che fissava Provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista e a quello del 7 settembre che fissava Provvedimenti nei confronti degli ebrei stranieri fa seguito, il 6 ottobre una Dichiarazione sulla razza emessa dal Gran consiglio del fascismo. Tale dichiarazione viene successivamente adottata dallo Stato sempre con un Regio decreto legge che porta la data del 17 novembre dello stesso anno. “È tempo che gli Italiani si proclamino francamente razzisti”, candidamente sanciva La difesa della razza, del 5 agosto 1938 (anno I, numero 1) ripubblicando il Manifesto della razza (o Manifesto degli scienziati razzisti) uscito su Il Giornale d’Italia il 14 luglio 1938.

Il Regio decreto legge n. 1728 (Provvedimenti per la Difesa della Razza Italiana) stabilirà, nel novembre successivo, il divieto di matrimoni misti tra cittadini italiani di razza ariana con persone appartenenti ad altra razza (fermo il divieto di cui all’art. 1, il matrimonio del cittadino italiano con persona di nazionalità straniera è subordinato al preventivo consenso del ministro per l’Interno. I trasgressori sono puniti con l’arresto fino a tre mesi e con l’ammenda fino a lire diecimila). Agli ebrei sarà proibito anche prestare servizio militare o come domestici presso famiglie non ebree, possedere aziende con più di 100 dipendenti, essere proprietari di terreni o immobili oltre un certo valore, essere dipendenti di amministrazioni, enti o istituti pubblici, banche di interesse nazionale o imprese private di  assicurazione. Con la Disciplina dell’esercizio delle professioni da parte di cittadini di razza ebraica del 29 giugno del 1939 verranno imposte limitazioni e divieti anche all’esercizio della professione di giornalista, medico-chirurgo, farmacista, veterinario, ostetrica, avvocato, procuratore, patrocinatore legale, esercente in economia e commercio, ragioniere, ingegnere, architetto, chimico, agronomo, geometra, perito agrario, perito industriale. Seguirà l’espulsione totale degli ebrei dall’esercito, il divieto di pubblicazione e rappresentazione di libri, testi, musiche ebree, il divieto di iscrizione nelle liste di collocamento al lavoro.

La politica antiebraica italiana provocherà tra emigrazione, fughe, uccisioni, deportazioni, un calo della popolazione ebraica del 48%. Se si considera solamente il tasso dei morti tra l’inizio del regime della Rsi e dell’occupazione tedesca e la fine della guerra (settembre 1943- aprile 1945), la perdita rappresenta il 22,5%. Dirà lo storico Michele Sarfatti: “Dal 1933 al 1945 gran parte degli ebrei europei subì, in una tortuosa ma incessante progressione cronologica e geografica, dapprima la revoca di pressoché tutti i diritti civili e infine quella dello stesso diritto alla vita. Circa sei milioni di essi vennero uccisi – in eccidi di massa o nelle camere a gas – tra il 1941 e il 1945. Antico antigiudaismo cristiano, nuovo razzismo scientifico, moderno nazionalismo, nuovissimo spirito tecnologico, profondo spirito reazionario, recente antisemitismo politico, tutto ciò e altro ancora compose una miscela che, nel contesto del nuovo sanguinoso conflitto mondiale, produsse la shoah (vocabolo ebraico che significa catastrofe, distruzione)”. Non dimentichiamolo, perché “se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare” e “le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre”, anche oggi.

“Può accadere - scriveva ne I sommersi e i salvati Primo Levi - e dappertutto. Non intendo né posso dire che avverrà; (...) è poco probabile che si verifichino di nuovo, simultaneamente, tutti i fattori che hanno scatenato la follia nazista, ma si profilano alcuni segni precursori. La violenza, ‘utile’ o ‘inutile’, è sotto i nostri occhi: serpeggia, in episodi saltuari e privati, o come illegalità di stato (...) Attende solo il nuovo istrione (non mancano i candidati) che la organizzi, la legalizzi, la dichiari necessaria e dovuta e infetti il mondo. Pochi paesi possono essere garantiti immuni da una futura marea di violenza, generata da intolleranza, da libidine di potere, da ragioni economiche, da fanatismo religioso o politico, da attriti razziali. Occorre quindi affinare i nostri sensi, diffidare dai profeti, dagli incantatori, da quelli che dicono e scrivono ‘belle parole’ non sostenute da buone ragioni (...) Ci viene chiesto dai giovani, tanto più spesso e tanto più insistentemente quanto più quel tempo si allontana, chi erano, di che stoffa erano fatti, i nostri ‘aguzzini’. Il termine allude ai nostri ex custodi, alle SS, e a mio parere è improprio: fa pensare a individui distorti, nati male, sadici, affetti da un vizio d’origine. Invece erano fatti della nostra stessa stoffa, erano esseri umani medi, mediamente intelligenti, mediamente malvagi: salvo eccezioni, non erano mostri, avevano il nostro viso, ma erano stati educati male”.