Questa è l’estate dell’orgoglio Lgbtqia+. È anche la primavera e sarà pure l’autunno. Sono più di cinquanta i Pride a oggi confermati in giro per la Penisola, altri ne verranno annunciati in questi giorni, mentre in tre città la parata sbarca per la prima volta: Terni, Modena e Isernia.

L’iniziativa ideata per rievocare i moti di Stonewall del giugno 1967, considerati il momento che segnò la nascita del movimento di liberazione gay negli Stati Uniti e nel resto del mondo, ha un calendario fitto di appuntamenti distribuiti nel tempo e lungo tutto lo Stivale, un programma che si arricchisce ogni anno.

Alla prima sfilata dell’orgoglio arcobaleno che si è tenuta a Roma nel 1994 (ma la vera prima iniziativa è stata a Sanremo nel 1972), si è aggiunta Bologna nel 1995, poi Napoli nel 1996. Oggi l’Onda Pride è arrivata anche nelle piccole città, si è estesa in provincia e continua a chiedere all’opinione pubblica di fare i conti con le lotte di rivendicazione della comunità Lgbtqia+.

"Il cambio di impostazione che ha portato alla sostituzione di un Pride nazionale con una molteplicità di eventi - spiegano i segretari Cgil Lara Ghiglione e Luigi Giove – ha dato luogo a un maggior coinvolgimento della comunità Lgbtqia+ e della cittadinanza su una tematica, quella dei diritti, che in questo momento storico è sotto un feroce attacco da parte delle destre estreme nel nostro Paese e in molte parti del mondo: il tentativo di far arretrare i diritti sessuali e riproduttivi delle persone è infatti divenuto sempre più il fil-rouge dei nuovi fascismi".

Il 17 maggio scorso il governo Meloni ha deciso di non firmare la dichiarazione per la promozione delle politiche europee a favore delle comunità Lgbtqia+ avanzata dalla presidenza di turno belga del Consiglio Ue e sottoscritta da 18 Paesi membri su 27. Ma siamo stati in buona compagnia. Come noi l’Ungheria di Orban, Romania, Bulgaria, Croazia, Lituania, Lettonia, Repubblica Ceca e Slovacchia.

“Quello che si chiede con i Pride sono norme che non discriminino le persone in base all’identità di genere e all’orientamento sessuale – spiega Sandro Gallittu, responsabile dell'ufficio nuovi diritti della Cgil nazionale -. A chi domanda se è ancora necessario il Pride, rispondo che oggi lo è più che mai. Tuttora ci sono Stati dove si viene condannati a morte o si finisce in carcere per via del proprio orientamento sessuale o per l’identità di genere. Senza arrivare a tanto, ci sono Paesi in cui i diritti sono costantemente negati, incluso il nostro. Dopo anni in cui la strada dei diritti sembrava lineare, faceva presagire che avrebbe portato a sempre nuove conquiste, assistiamo a un ritorno delle destre fasciste e non solo, estremismi che della negazione dei diritti sessuali e riproduttivi delle persone fanno i loro principali cavalli di battaglia”.

La scelta di non firmare la dichiarazione europea a favore delle comunità Lgbtqia+ è solo l’ultima in ordine di tempo. “Appena insediato, l’esecutivo ha messo nel mirino due cose: le famiglie omogenitoriali e le persone trans – afferma Gallittu -. Oltre a minacciare l’abolizione delle unioni civili e modifiche alla legge sull’interruzione volontaria di gravidanza, norme sulle quali non è intervenuto per non ritrovarsi la piazza contro. Tanto ci pensano le Regioni a rendere l’aborto un percorso a ostacoli”.

Per attaccare le famiglie omogenitoriali, attacca i figli. Basti ricordare le impugnazioni, ispirate da una circolare del ministero dell’Interno, degli atti di nascita formati da anni da due madri, con l’intento di sottrarre al minore una delle due figure genitoriali. E la proposta di legge che vorrebbe rendere punibile la gestazione per altri realizzata in Paesi dove invece è legale e regolamentata con garanzie per tutti.

“Le impugnazioni degli atti di nascita sono state rigettate in tribunale – prosegue Gallittu -. Allo stesso modo, il tentativo di criminalizzare la gestazione per altri effettuata all’estero è un mostro giuridico. L’obiettivo ultimo di questi atti è gettare lo stigma sulle persone che non si accontentano delle unioni civili, ma hanno la pretesa, a loro dire, di ambire a tutti i diritti che hanno i cittadini, compreso il diritto a formare una famiglia”.

Vogliono creare un pregiudizio negativo anche gli attacchi alle scuole che consentono agli studenti di presentarsi con il genere percepito e il nome di elezione. “Esiste una legge del 1982, ormai obsoleta,  sulla rettifica anagrafica – conclude Gallittu - che costringe tuttora le persone in transizione a presentarsi nelle situazioni ufficiali con i documenti di identità non ancora rettificati. In pratica, è come se ci fosse una formale accettazione delle persone trans, purché non osino uscire dal loro privato reclamando diritti e autodeterminazione. Altri validi motivi per la comunità per rivendicare l’orgoglio collettivo e l’affermazione di diritti con i Pride”.

"La Cgil, da sempre in prima linea nelle battaglie antidiscriminatorie – concludono Lara Ghiglione e Luigi Giove della Cgil -, è ancora una volta al fianco delle associazioni organizzatrici nell’aderire, sostenere e partecipare a tutti i Pride che si terranno nel corso dei prossimi mesi. E fa proprie le rivendicazioni che emergeranno dalle manifestazioni che se da un lato rappresentano un momento di affermazione dell’orgoglio di essere quel che si è, dall’altro sono importantissime occasioni per pretendere i conseguenti diritti. Sarà sicuramente un momento per mettere in connessione i diritti della persona con i diritti sociali e quindi anche un’opportunità per promuovere e firmare i nostri referendum sul lavoro”.