Con il Giubileo dietro l’angolo è partita la vertenza della Cgil “Roma si prepara”. Troppi i cantieri aperti, troppi i disagi potenziali ai cittadini, troppo poca l’attenzione del governo alle richieste del sindacato che si batte per la tutela delle lavoratrici e dei lavoratori impegnati e per il miglioramento della vita di tutti i giorni. In una città che sta per essere invasa da circa 35 milioni di pellegrini. Tante, secondo le stime, sarebbero le persone che visiteranno il centro del mondo cattolico nell’anno 2025, tra l’apertura e la chiusura della Porta Santa.

Alla Camera del Lavoro si è fatto un esempio, solo per rendere l’idea di quello che succederà dentro al raccordo. Più o meno sarà come se per tutto il prossimo anno l’intera popolazione del Molise si riversasse quotidianamente in città. Calcolando una permanenza media per pellegrino di tre giorni, per tutto l’anno vivranno a Roma 250mila persone in più. 

“La prima esigenza che abbiamo rivendicato – ci spiega Natale Di Cola, segretario generale della Cgil Roma e Lazio – è stata quella di farci trovare pronti per la realizzazione delle opere. In questo campo abbiamo conseguito un risultato importante, l’accordo sulle opere del Giubileo che garantisce salute e sicurezza, evita il subappalto a cascata e permette di qualificare il lavoro in una fase così delicata per la città. Su quello dove c’erano risorse certe e progetti ben definiti si è riusciti a farlo”.

Molto più complicata la questione che riguarda le risorse da investire. “Solo in questi giorni – dice il segretario della Cgil capitolina – è uscito il decreto accoglienza che stabilisce le somme per la gestione degli eventi giubilari. Noi lo avevamo già contestato sulla base dello stanziamento della finanziaria dell’anno scorso dove alle richieste del Comune di oltre un miliardo di euro era stato risposto con poco più di 400 milioni. Andando a vedere il Dpcm sulla definizione di queste risorse, abbiamo scoperto che le nostre preoccupazioni e le nostre denunce hanno trovato conferma”.

Cosa vi preoccupa in particolare? “In questo decreto accoglienza non ci sono investimenti sulla macchina amministrativa del Comune di Roma che è quella che più di tutti subisce la pressione di un evento come il Giubileo. Non ci sono investimenti sul trasporto pubblico locale: le somme messe nel decreto sono davvero esigue rispetto all’impatto che dovranno sopportare i mezzi pubblici. Lo stesso si dica del sistema della cultura”.

Non è tutto, perché, denuncia Natale Di Cola, “mancano quelle risorse finalizzate a realizzare quello che noi abbiamo definito il Giubileo delle cittadine e dei cittadini e cioè quelle risorse che devono servire come ristoro per tutti i disagi e le difficoltà che i romani avranno con il Giubileo”.

Questo evento, è il ragionamento della Cgil, non può avere un impatto soltanto negativo per i residenti. “Chiediamo – ci spiega il segretario – un potenziamento dei servizi ordinari, un sostegno per le attività e anche un ristoro economico. Per questo noi proponiamo da tempo di superare il triste primato di Roma, la Capitale che ha le tasse locali più alte di tutte, e per questo continueremo la nostra vertenza per chiedere al governo e al comune risorse per svolgere non solo il Giubileo delle opere ma anche il Giubileo dei cittadini”. 

Dopo il Giubileo che cosa succederà? Eccolo il rischio più grande, secondo Natale Di Cola. “Noi siamo molto preoccupati perché il pericolo, se non ci saranno nuove risorse da investire, è che nel 2026, subito dopo l’evento giubilare, si avranno i veri effetti nefasti. Sarebbe una vera beffa se i cittadini non solo non traessero vantaggio da questo evento – non vedendo aumentare i servizi e non beneficiando di un abbassamento della pressione fiscale – ma si ritrovassero nel 2026 con un Comune che ha dovuto distogliere risorse dal suo bilancio ordinario per far fronte a un evento straordinario. Noi ci batteremo perché i romani si sentano parte di questo progetto e ne abbiano un beneficio reale: il vero tema resta quello della partecipazione e del coinvolgimento della città, finora grande assente. Il governo può e deve sostenere questo evento che non è un evento della città, ma del Paese che guarda al mondo”.